Idee ben chiare.

A margine di una premiazione in quel di Reggio Calabria, l’Amministratore Delegato dell’Inter Beppe Marotta ha parlato a 360° di presente e futuro dei nerazzurri:

“Scudetto? Non è questo il traguardo per quest’anno, vogliamo portare l’Inter in alto visto il suo blasone ma è un processo graduale di crescita. Siamo in un momento di partenza, ci sono cose da migliorare ma tutto deve avvenire con tranquillità senza mettere pressione ai protagonisti”.

Su Antonio Conte e Champions League

“È un allenatore perfetto per questo momento storico dell’Inter, sa trasmettere valori importanti. Pensiamo alla nostra crescita quotidiana, penso a Esposito che ha già esordito in Champions e Serie A, un grande orgoglio. Ha tutti gli ingredienti per fare bene.Ha competenza, passione, sacrificio e sa trasformare un gruppo di persone in una squadra, che è diverso. Siamo partiti da queste basi. Società, Conte e io abbiamo avuto il coraggio di prendere una strada difficile che ci sta dando soddisfazioni anche se ancora è presto. Il campionato italiano è il più bello d’Europa, basti vedere le difficoltà con le squadre meno titolate. La Champions? Tolto il Barcellona, il girone è difficile. il Borussia è una squadra ostica. Ci sono ancora diversi punti e partite da affrontare con lo spirito, la voglia e le capacità dimostrate contro il Borussia a San Siro. Se risuciremo a scendere in campo con queste caratteristiche il superamento del turno puo’ essere alla nostra portata”.

Rosa corta e mercato

“È normale che con tanti impegni e tanti infortuni le preoccupazioni aumentano, è legittimo, ma nel percorso di crescita bisogna affrontare il mercato di gennaio vedendo cosa propone. Il settore di centrocampo va sicuramente puntellato meglio”.

Chiosa finale sul VAR

“L’obiettivo del VAR è aiutare gli arbitri a sbagliare di meno, si eliminano degli errori. Il VAR come principio deve essere accettato, sono favorevole a patto che resti intatta la discrezionalità dell’arbitro e che ci sia omogeneità. Le regole del calcio sono cambiate, questi continui falli di mano richiedono interpretazioni sempre diverse, si dovrebbe essere più pratici affinché il calcio non sia snaturato ma torni ad essere un gioco”.

Immagine in evidenza: La Repubblica

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