Immagine in evidenza: mister Fabio Gallo - crediti: foto di Luigia Spinelli
Il tecnico del Foggia, Fabio Gallo, ha presentato nella consueta conferenza stampa della vigilia la sfida con l’ACR Messina, in programma questo pomeriggio alle 14:30.
Sulla formazione e gli infortunati:
“Qualcosa sicuramente cambierò, non molto. D’Ursi non è ancora recuperabile, da lunedì ha iniziato una ripresa graduale, speriamo di averlo presto a disposizione: non so quantificare, ma spero il suo percorso non sia ancora troppo lungo, ha iniziato a corricchiare. Malomo, Papazov e Schenetti sono fuori, convocati due ragazzi della Primavera, gli altri tutti abili. Qualcosa cambierà”.
Al Messina seguirà la trasferta ostica col Giugliano. Quanto importanti sono queste due sfide?
“Quella di domani ha un’importanza molto alta, perché vorrebbe dire essersi ripresi da una scoppola tosta subita col Cerignola. Col Monterosi è stata una partita difficile, tosta, spigolosa: avremmo meritato qualcosa in più per le occasioni non concretizzate. Il riuscire a dare continuità sarebbe qualcosa di veramente importante e ricominciare; non facciamoci ingannare per la difficoltà della partita, sono di quelle spigolose che devi provare ad incanalare sulla strada giusta, perché sennò diventa complicato. Ci siamo preparati, per noi come per loro due giorni sono niente: cercheremo di affrontarla al massimo, un po’ più sereni rispetto a settimana scorsa, a domenica”.
Uno schieramento classico del Messina è il 3-4-3, sarebbe la prima volta che il Foggia incontra un avversario con tale modulo. Potrebbe cambiare qualcosa tra i rossoneri?
“Dacché sono io a Foggia è la prima volta che affrontiamo un 3-4-3 se confermerà, perché poi ha giocato anche con la difesa a quattro, un paio di partite col 3-5-2… Contro il 3-4-3 cambia qualcosina, ma alla fine è il nostro atteggiamento, la nostra voglia di essere propositivi che fa la differenza”.
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Dove può e vuole arrivare questo Foggia?
“Non lo sappiamo dove vuole arrivare, lo capiremo giornata dopo giornata. È come quando abbiamo pareggiato con l’Avellino, in caso di vittoria saremmo stati quarti in classifica. La mia risposta quale fu? ‘In questo momento quarti, sesti, quinti, settimi non cambia niente’. In base a dove ci faremo trovare a marzo, potremo dire qual è l’obiettivo. Vedremo dove ci troveremo a marzo, quello che succederà a gennaio… Sono tanti ‘vedremo’, il condizionale è d’obbligo”.
Sono giorni particolari per il Foggia a livello societario. Gallo sembra essere al momento l’unica certezza dei rossoneri. Come vive la situazione?
“La vivo che ogni tanto mi succede che anch’io sono stanco ed è quello che è successo domenica; domenica ero stanco, poi dopo c’è stata la ciliegina finale di mie dimissioni il 23 dicembre che sono state smentite da me perché non mi è mai passato per la testa. È chiaro che in questo momento qualche figura è venuta a mancare, al netto dei fatti il 51% ce l’ha il presidente Canonico, le altre persone io non le ho sentite. Ripeto quello che ho detto anche sabato in conferenza stampa: il mio presidente in questo momento, fino a prova contraria, è il signor Canonico. Aspetto di capire quello che succederà, mi faccio la mia idea – come ce la facciamo tutti – su quello che potrebbe essere il futuro, che poi magari sarà lo stesso di adesso, no? Non lo so, ho talmente tanti impegni nel campo con la mia squadra… Vivo bene però, perché quando ti senti di avere delle responsabilità dai ancora di più, perché ti senti responsabile di qualcosa a cui tieni tanto. Io sono contento di allenare il Foggia, sono proprio felice di farlo: sapevo dove sarei arrivato ad allenare, ero consapevole ci potessero essere dei problemi, magari a volte maggiori di quello che pensi, però ci sono state settimane dove non ce ne sono stati. Lo ribadisco, io sono contento di allenare il Foggia e se i miei ragazzi hanno preso me come punto di riferimento, speriamo lo abbiano fatto e che mi tengano, che non mi buttino a mare!”.
Perché in questa piazza manca tranquillità societaria, secondo Gallo? Si è fatto un’idea in merito?
“Questa è una domanda difficile, spigolosa. A Foggia devi vincere, come da tutte le parti, ma qui devi provare a vincere. Quello che è a metà fa parlare, fa rumore; negli anni, purtroppo, quello che è successo – il fallimento, la Serie D e quant’altro – ha segnato questa società, dopo lustri clamorosi (ci ho giocato io contro in Serie A, nel 94/95). Poi dopo c’è stato un po’ il declino, sembrava benissimo qualche anno fa in Serie B quando io ero a La Spezia e poi di colpo c’è stato un patatrac inaspettato. Mi ricordo uno Spezia-Foggia dove vincemmo 1-0, c’erano mille foggiani, una roba allucinante, alle 17:00 o alle 18:00. Giovanni Stroppa, mio amico allenatore, mi diceva: ‘Fabio, a Foggia è così‘. Siam venuti qua al ritorno, stadio pieno, perdemmo 2-0/2-1, non ricordo ma avremmo dovuto perdere 5/6-1 per le occasioni avute dal Foggia. Quello spirito, quella voglia se li ricordano sempre a Foggia. Vorrei vincere tutte le partite, come dico ai miei giocatori: non mi è ancora andata e mai mi andrà giù Cerignola, così come domenica il non aver vinto per le occasioni create. Lo storico di Foggia è fatto da troppi saliscendi nelle gestioni, nel fallimento, nella risalita… Non è detto che devi vincere subito al primo anno, devi programmare qualcosa comunicandolo in modo chiaro, la comunicazione è fondamentale: i proclami sono difficili poi da accettare nel momento in cui non vengono rispettati. Se dai una programmazione, deve essere un po’ più a lungo termine; io sono arrivato da cinquanta giorni, non c’ero a luglio, l’anno scorso, due/tre anni fa… Posso capire soprattutto adesso la difficoltà e quello che è stato quindici mesi fa quando c’è stata la formazione di questa società”.
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