domenica, 8 Dicembre, 2024

Delio Rossi: “L’anno prossimo non allenerò il Foggia”

Foggia. il resoconto della conferenza stampa odierna di mister Delio Rossi

Nel pomeriggio odierno, il tecnico del Foggia Delio Rossi è stato a disposizione dei media in conferenza stampa, tenutasi presso la Sala Stampa Fesce: ecco, di seguito, tutte le sue dichiarazioni.

È finita la stagione e siccome è da un mese e mezzo che non parlo, penso sia giusto che alla fine si tracci un bilancio e si parli del futuro. Penso che sia sotto gli occhi di tutti quello che ha fatto questa squadra. Devo dire, partiamo dall’inizio: sono venuto a 4 giornate dalla fine, mi ha chiamato un certo signor Sapio che non sapevo neanche chi fosse, ci siamo incontrati a Napoli. Se chiama il Foggia o ci vado a parlare o non ci vado: se ci vado a parlare significa che ci voglio venire, quindi non è un problema economico, tanto è vero che gli ho detto solo di darmi un gruppo di lavoro, discorso economico quello che mi potevano dare, ho detto di aggiungere se potevano vitto e alloggio per me e Fedele Limone, così è stato – loro mi hanno chiesto se avessi potuto venire da solo ma io ho chiesto di portare almeno un collaboratore. Ho parlato col presidente dieci minuti nella sua azienda a Bari, ho detto: ‘Io vengo, Foggia è la mia città, però non vengo per quattro partite, vengo per quattro partite più un anno, anche perché devo essere credibile nei confronti di un gruppo. Poi ho detto: ‘Alla fine delle quattro partite faremo un bilancio, ci conosceremo come persone e valuteremo cosa fare eventualmente in futuro’. Io sono venuto, la prima cosa che ho fatto è spegnere il telefono, non ho chiamato né parenti, né amici, anzi agli amici ho detto di far finta che non ci conoscessimoNon è stato facile perché qui ho affetti, amicizie, conoscenze. Ho lavorato da recluso 24 ore al giorno, non ho fatto una passeggiata, non sono andato una volta in centro, non sono andato in un panificio, non sono andato a mangiare una pizza, ho pensato 24 ore al giorno al Foggia. Mangiavo una volta al giorno, dormivo tre ore a notte perché conosco il mio modo di fare calcio, soprattutto in questa città. Abbiamo lavorato e purtroppo abbiamo cullato un sogno che per qualcosa non è andata come magari immaginavo. Sono qui a ringraziare il presidente per avermi dato la possibilità di allenare il Foggia – al presidente non ho chiesto niente ma quel poco che gli ho chiesto ha cercato nel limite del possibile di mantenerlo, devo ringraziare la società. Tengo a ringraziare soprattutto un gruppo di ragazzi incredibile dal punto di vista morale: non avete idea di cosa hanno passato questi ragazzi… 3 D.S., 5 allenatori, contestazioni, senza campi d’allenamento, giocavano infiltrati, con una gamba sola, gente che non riusciva a camminare andava in campo e giocava… E qualcuno si è permesso anche di contestarli, in maniera ingenerosa, non ultimo l’atto delinquenziale di ieri. Dal punto di vista morale li ringrazierò sempre dopo che hanno onorato questa maglia: io mi sono messo a loro disposizione, non loro, questo l’hanno capito e si sono dedicati completamente a me: qualsiasi cosa richiesta l’hanno fatta, io li ringrazierò sempre per questo. Ringrazio soprattutto lo staff, i magazzinieri, tutti quelli che hanno permesso di cullare questo sogno, che non ho capito perché non sia arrivato fino alla fine, c’è stato qualcosa che secondo me esula dal discorso calcistico. Un’idea me la sono fatta, me la tengo per me perché non so cosa mi riserverà il futuro, ma la voglio tenere per me come tante altre cose. Ho sempre raccontato la verità, se non ho detto qualcosa è che non potevo dirla. Ho detto di avere un contratto per un anno e quattro mesi: io l’anno prossimo non sarò più l’allenatore del Foggia per una mia scelta personale, ma sarebbe stato così anche se fossimo andati in Serie B. Per fare l’allenatore devi essere razionale e io qui non riesco ad esserlo nel fare il mio lavoro, perché sono troppo legato visceralmente, sentimentalmente, affettivamente. Non posso vivere da recluso per un altro anno e tenere tutto fuori, non sarebbe giusto, non sarebbe corretto, non vivrei bene: qualsiasi rimessa laterale, passaggio sbagliato li sentivo sulla mia pelle. È più giusto che venga un altro allenatore meno coinvolto affettivamente, che abbia meno rapporti con il territorio, che sia anche più distaccato, io sono troppo coinvolto: non c’è nessun altro motivo perché io me ne vado, io sono, sarò e rimarrò tifoso del Foggia. Questo è quello che ci tenevo a dire, grazie a tutti“.

Perché io avrei voluto regalare la Serie B? Perché sarei venuto qui a dire le stesse cose. Ho comunicato alla società e poi alla squadra, alla mia famiglia l’ho detto la sera dopo la partita, la mia famiglia non sapeva niente della mia decisione, maturata tanto tempo fa, già un mese fa avevo quest’idea. Io mi conosco, sono un combattente, so come lavoro e devo lavorare, ma il problema non è questo, dello stress: il problema è che sono troppo coinvolto, non è giusto per il Foggia, farei un danno al Foggia se rimanessi. La piazza merita un allenatore più sereno, meno coinvolto dal punto di vista affettivo. I presidenti, gli allenatori, i giocatori passano, la squadra rimane: si chiude una porta, si apre un portone. Se mi volete bene, cercate di capirmi, questo è quello che io vi chiedo. Io sarò sempre qui: non sarò l’allenatore del Foggia, è una scelta ponderata, non è il discorso di pausa di riflessione o che. Questa è una decisione mia e non c’è nessun’altra situazione“.

Ho accettato perché pensavo di riuscire ad essere più sereno, non ci sono riuscito e l’ho vissuto sulla mia pelle. È facile dare giudizi dal di fuori, ma la devi vivere dal di dentro. La questione è che in questo momento non sono sereno e non è giusto per il Foggia che io non sia sereno“.

La decisione è maturata un mese fa, non posso vivere la professione in questa maniera. È una mia decisione che dovete accettare. Non farò mai più l’allenatore del Foggia? Non lo so, penso di no. Continuerò a fare l’allenatore? Questo non lo so, sicuramente non farò l’allenatore del Foggia“.

Come ho trovato Foggia sotto il profilo del tifo? Passionale, perché quello che ci hanno fatto vivere molte volte non lo vivi neanche in categorie superiori, perché ho visto anche qualcosa che secondo me è andato anche oltre il tifo, questo non è che mi abbia fatto piacere. Accetto il dissenso, accetto la contestazione ma non la sopraffazione e la violenza, non fa parte del rispetto dell’uomo. Puoi contestarmi da professionista ma non puoi minacciarmi fisicamente, questo non l’accetto perché non è giusto, non è corretto, non è il modo di dissentire“.

Sono convinto che verrà un allenatore sicuramente più bravo di me, più motivato e meno coinvolto. Io faccio l’allenatore, non è che mi posso mettere a fare Ferguson. Nell’ambito del mio lavoro, non vedo perché non potrei essere impiegato in un ruolo diverso, questo non lo escludo. Se io devo fare delle scelte, devo essere sereno nel farle e se sono coinvolto emotivamente, non posso essere sereno“.

Sono trent’anni che faccio questo mestiere e sono sempre andato a giocare su tutti contro le squadre più forti con le squadre più deboli. Spesso e volentieri mi è capitato di vedere situazioni anche poco chiare, ma in due partite ne ho viste troppe sotto questo punto di vista, tutte unilaterali e giudicate in maniera univoca. Mi chiedo cosa possa essere successo? Qui mi fermo perché non ho elementi. Timore fondato? Sì, però non voglio passare nel vittimismo che c’è, cioè che non hai vinto e quindi dai la colpa a qualcun altro, questo non lo voglio fare, non è giusto, però il VAR funziona solo da una parte? Deve funzionare da tutte le parti, in quattro partite è funzionato solo da una parte. C’è qualcosa che non mi quadra sotto questo punto di vista, fermo restando che però non ho elementi per dire qualcosa. Oppure mi buttano fuori perché dicono che ho preso la palla in campo: al 45′, perdiamo 3-1 mi butti fuori perché piglio la palla in campo? Devi darmi una giustificazione“.

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Foggia, Rossi: “Foggia-Cerignola ha fatto capire che saremmo arrivati fino in fondo”

Dopo tutte le partite vinte e perse, faccio il punto della situazione. Col senno di poi avrei cambiato certe cose la partita dopo, anche se questo non è possibile, non posso avere il rammarico di quello: l’effetto delle scelte lo sai dopo averle prese, tornando indietro certe cose le cambierei, però questo sta dopo la partita. C’è sempre una tattica di principio ponderata e di sviluppo che te lo dice la partita, può andare bene o male ma dietro c’è sempre un ragionamento e qualcosa da migliorare. Ci ho creduto, è chiaro, c’erano molte analogie con il Bologna del 2015, anche se andare ai playoff col Bologna non era visto come un successo, l’ambiente era depresso. Qui invece è stata una rincorsa che magari non ci credevi, lì è stato esattamente il contrario, di analogie ce ne sono state. Mi avete chiesto cosa ci vuole per vincere i playoff, io ho detto l’ambiente più tranquillo, sereno e razionale. Il silenzio stampa l’ho fatto per isolare la squadra, noi ci siamo isolati completamente per pensare solamente al campo e non disperdere energie in situazioni extracampo“.

La partita più insidiosa era la prima perché venivi da un lungo periodo di stop, lì avevo lavorato dal punto di vista tattico e fisico, senza esagerare. Quando siamo arrivati da sesti a quarti ero un po’ rammaricato, mentre fuori festeggiavano, io dentro ero rammaricato: eravamo in una discreta condizione, stare fermi venti giorni mi dava la possibilità di lavorare ma anche il rischio di perdere ritmo partita, ma una cosa è andare da quarto e l’altro da sesto, per me era importante la prima partita. Poi c’è stato il discorso Cerignola, squadra molto, molto fastidiosa e ben allenata che secondo me ha le caratteristiche per metterci in difficoltà, soprattutto sul suo campo: non è la stessa cosa giocare su un campo in sintetico e in erba, non è la stessa cosa. Quella partita lì, condita da errori nostri ma secondo me condizionata molto anche dal campo, perché certi errori di stop o rimbalzo… Lì devi giocare in una certa maniera. La partita della svolta è stata quella del ritorno: lì hai lavorato meno dal punto di vista tattico ma più sotto l’aspetto motivazionale, penso quella sia stata la partita che ha fatto capire che saremmo arrivati fino in fondo. Nelle altre è stato un gestire: recuperare i giocatori, vedeva chi poteva farcela, tenere tutti sulla corda… Giocando ogni tre giorni per squadre non abituate è fondamentale la rosa, perché se c’è molta diversità tra pseudo titolari e riserve è un problema. Dal punto di vista morale sono andati oltre l’impensabile, ti hanno dato persone che non ti hanno mai utilizzato, vedi Markic, Rutjens, Vacca… Tutti hanno dato il loro, nessuno si è tirato indietro e non è facile, va dato merito a questi ragazzi“.

Vi voleva ringraziare anche Fedele“.

Episodi col Lecco? Non è facile vedere le cose dalla panchina, però onestamente dalla visione del basso o cose del genere non hai la prospettiva, poi dopo devi rivedere l’immagine: il rigore non dato a Frigerio e la mancata espulsione erano lampanti. Il rigore può darsi che lo sbagli ma poi giochi 10 contro 11 e guarda caso che poi quello (Lepore ndr.) ha fatto l’1-2, nella partita di ritorno ha fatto due gol. Questa squadra non ha avuto neanche ciò che meritava dal campo, che il campo secondo me era giusto gli tributasse. Detta così sembra quasi una scusante perché non sei riuscito ad arrivare fino in fondo, io non voglio passare da vittima ma l’episodio che mi ha fatto indignare di più è stato sicuramente quello“.

Sono andato ad allenare su certi campi sapendo a priori avrei avuto dei torti. Se avessi questi retropensieri, dovrei smettere di fare questo mestiere perché significa che il gioco è corrotto, ma sono troppo innamorato del campo. Io l’arbitro non lo farei mai“.

Contento della fiducia data a Dalmasso? Ci ha fatto arrivare in finale. Io sono deputato a fare delle scelte e me ne assumo la responsabilità, se ha fatto male la colpa è mia, non certo del ragazzo“.

La scelta è stata comunicata al presidente lunedì mattina. Un mese fa sarebbe stato meglio? No, perché c’era in ballo tutto, volevo lasciare con la Serie B. Avevo deciso in ogni caso di lasciare? Sì“.

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Immagine in evidenza: Delio Rossi – crediti: foto di Mario Mescia/lagoleada.it (RIPRODUZIONE RISERVATA)

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