In primo piano Zeman, foto di Luigia Spinelli; in sfondo Franco Mancini, foto Wikipedia
Spesso abbiamo parlato del bellissimo rapporto tra Franco Mancini e Zeman; il portiere rossonero per eccellenza è stato pioniere del ruolo libero nel calcio italiano.
Più di un pupillo di cui Zeman è sempre andato fiero: “Franco Mancini per me è stato un altro figlio, aveva giocato buona parte della sua carriera con me” – ha sempre ricordato il boemo.
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Rapporto emerso anche nel libro “La bellezza non ha prezzo”, di Andrea Di Caro vicedirettore della La Gazzetta dello Sport: “Non sono abituato a piangere e a commuovermi su un campo di calcio, mi è successo solo due volte: alla fine di Sampdoria-Pescara, la gara che sancì la promozione in serie A, quando senza vergogna mi scesero le lacrime pensando a lui, e un’altra volta, sempre in panchina, perché sentivo la sua mancanza”.
Poi una promessa: “Penso spesso a lui, mi mancano i suoi occhi profondi, i suoi pensieri, la sua passione, quella sua ritrosa malinconia. Ciao ragazzo, ci incontreremo un giorno”.
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