Russia 2018

La storia di Alireza Beiranvand, dai pascoli al rigore negato a Ronaldo

Il portiere iraniano che ha ipnotizzato Cristiano Ronaldo, un ragazzo che pur di inseguire il suo sogno di diventare calciatore professionista ha dovuto fare tantissimi sacrifici: ha lavorato in un autolavaggio, in una pizzeria e come spazzino prima di colpire gli osservatori in particolar modo per le sue lunghissime rimesse capaci di superare i 70 metri.

Ogni mondiale ha una favola da raccontare e questa è una di quelle favole, la storia di  Alireza Beiranvand il portiere dell’Iran, Iran che dopo aver battuto all’esordio a Russia 2018 il Marocco ha messo in difficoltà la Spagna che si è imposta di misura solo grazie ad una rete fortunosa di Diego Costa. Un rimpallo che ha battuto il gigante iraniano, classe 1992. Una vita difficile la sua, costellata di tantissimi sacrifici, ma il ventiseienne non si è lasciato abbattere ed è riuscito a realizzare il suo sogno di giocare a calcio e difendere addirittura i pali della sua nazionale: non da meno poi ha parato un rigore a Cristiano Ronaldo. Ed è rimasto aggrappato a quel pallone com’è rimasto aggrappato ai suoi sogni.

Alireza Beiranvand, crediti: FIFA

Alireza Beiranvand, un’infanzia da nomade in Iran

Cresciuto in un paesino di mille persone, sulle montagne del Loresta, in una famiglia nomade, i suoi genitori prevedevano un futuro scontato per lui nell’attività di famiglia, ovvero la pastorizia; ma mamma e papà devono fare i conti con due grande passioni del piccolo: il Dal Paran, ovvero un passatempo che consiste nel lanciare pietre il più lontano possibile e il calcio. Tra i continui spostamenti alla ricerca di pascoli buoni per gli animali il piccolo Alireza giunge a Sarabias dove inizia ad allenarsi con una squadra locale. Comincia la sua carriera come attaccante, fin quando un giorno si ritrova in porta per sostituire un compagno infortunato.

Scappato di casa per inseguire il suo sogno

Il papà però non gradisce molto l’idea del calcio e impone al figlio di pensare solo al lavoro anche in maniera drastica: “A mio padre non piaceva il calcio preferiva che lavorassi. Una volta mi ha anche strappato i vestiti e i guanti e ho dovuto giocare a mani nude parecchie volte” – ha dichiarato lo stesso Alireza durante un’intervista rilasciata al The Guardian. Il giovane decide allora, ancor più drasticamente di quanto imposto dal padre, di fuggire da solo verso Teheran, la capitale, a caccia di fortuna e di un futuro nello sport.

Senza lavoro il futuro portiere dell’Iran è costretto a dormire in strada ma la “Dea bendata” decide di premiare il giovane che, sull’autobus, incontra un allenatore di una squadra locale che gli propone di allenarsi con loro dietro pagamento di circa 200mila toman, ovvero 34 euro ma Beiranvand è costretto a rinunciare: senza un posto dove vivere e senza un lavoro deve rivedere le sue priorità. Dorme per strada, spesso anche all’esterno del club dove l’allenatore incontrato gli aveva proposto di giocare. Quest’ultimo decide allora di credere nelle doti e nel piglio del classe ’92 e di concedendogli la possibilità di allenarsi con la squadra e di ricevere il sostegno di alcuni compagni di squadra.

Autolavaggio, pizzaiolo ,spazzino e finalmente portiere

Alireza Beiranvand inizia a lavorare in un autolavaggio, lavoro adatto a lui grazie all’altezza ma in questo contesto il giovane incontra una leggenda del calcio iraniano: Ali Daei, l’ex bomber della nazionale e del Bayern Monaco. Nonostante il pressing di amici e compagni, il giovane portiere si vergogna di raccontare al glorioso centravanti la sua storia: “Sapevo che se avessi parlato con Daei mi avrebbe sicuramente aiutato, ma mi vergognavo della mia situazione”. La sua vita cambierà drasticamente dopo l’incontro con l’allenatore della squadra del Naft-e-Tehran che gli concede una chance: Beiranvand infatti può ora vivere in un luogo di culto e inizia a lavorare come pizzaiolo prima e come spazzino poi.

Quando il sogno diventa realtà: portiere ai Mondiali

Un brutto infortunio prima e poi il rifiuto del club dell’Homa sembrava porre fine alla carriera: “Forse era destino che il manager di Homa non mi prendesse. Se fossi rimasto lì, forse non avrei mai raggiunto il livello cui sono arrivato oggi”. Oggi la rinascita: il nuovo inizio al Naft Under 23 e la scena conquistata grazie ai suoi lunghissimi lanci superiori ai 70 metri, abilità maturata grazie a quel passatempo, il Dal Paran. Nel 2016 il trasferimento al Persepolis, e oggi un Mondiale: “Ho sofferto tanto per realizzare i miei sogni ma non ho intenzione di dimenticare niente perché tutto quello che ho passato mi ha reso la persona che sono oggi”.

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