Immagine in evidenza: il proprietario del Lecco, Paolo Di Nunno - crediti foto: pagina ufficiale Facebook Calcio Lecco 1912 (frame da video)
Il patron del Lecco, Paolo Di Nunno, ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport della situazione che sta interessando i blucelesti da ormai poco più di un mese, essendo in un limbo che non svela ancora la categoria dove giocheranno la prossima stagione.
“La sensazione è che noi la B l’abbiamo conquistata sul campo. Se ci lasciano fuori ci sarà anche un conto da pagare per la Lega, perché io sto spendendo 1,2 milioni di euro per mettere a norma lo stadio. Senza contare – dice Di Nunno – che stiamo già perdendo soldi per il turno di Coppa Italia che avremmo dovuto fare. Stiamo lavorando, se uno va al Rigamonti-Ceppi trova gli operai. E siamo sicuri al 99,9% di essere riammessi“.
Lo stadio di Padova potrebbe non servire? – “Ci hanno detto che tra il 20 e il 22 agosto i lavori al Rigamonti-Ceppi potrebbero essere finiti, ma non si sa mai. Dovrà venire Carlo Longhi (ex arbitro, consulente-capo della commissione stadi della Lega di B, ndr.) per dire se è tutto a posto. Magari avremo bisogno dell’Euganeo per 1-2 partite e non per 3-4, ma Padova è a disposizione. Dicono che ho consegnato i documenti in ritardo, ma io ho finito di giocare il 18 a mezzanotte e avrei dovuto consegnare tutto il 20? Chi lo pensa non sta bene. Senza dimenticare che prima di giocare a Foggia avevamo chiesto una proroga alla Figc, senza avere risposta“.
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C’è qualcosa in particolare che non è andato giù a Di Nunno? – “Non capisco perché il Perugia si sia messo in mezzo. Il Brescia non mi interessa, non mi ha fatto niente, ma perché il Perugia ha fatto ricorso? Perché devono vendere la squadra, è chiaro. In B un club vale 20, in C vale 1. E il Foggia perché si è fatto avanti? Li abbiamo battuti 2-1 in casa loro e 3-1 a Lecco, bisogna accettarlo. Prima dei playoff i bookmakers ci davano a 25, ma abbiamo vinto perché siamo forti, perché si è creata una famiglia“.
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