Calciomercato

Foggia, Gallo: “Mercato? Sappiamo quello che può servirci”

Fabio Gallo, allenatore del Foggia, è stato ospite della trasmissione “Il Pallone in Poltrona”, condotta dal collega Carmine Troisi ed in onda su Telefoggia. Tra i vari temi toccati, si è parlato anche di calciomercato; pit-stop inevitabile su D’Ursi, che rumors danno indirizzato verso il Crotone:

“Premetto che, un attimo prima di entrare negli studi, di ufficiale non c’era ancora niente. Sicuramente la chiacchiera è più di una chiacchiera; penso che nel momento in cui ci sono delle volontà importanti da parte del Napoli, in questo caso del Crotone ma soprattutto del ragazzo, uno non possa mettersi di traverso allenando qualcuno che con la sua testa vorrebbe essere da un’altra parte. Di utili ci sono tutti, di indispensabile non c’è mai nessuno: è chiaro che Gegé è un ragazzo che ha delle caratteristiche uniche per le sue caratteristiche in questo campionato, però è anche vero che lo abbiamo aspettato per 45 giorni, quindi abbiam fatto 45 giorni senza D’Ursi e penso che chi ha giocato al posto di D’Ursi abbia fatto valere le proprie qualità. Ripeto, tutti sono utili e nessuno è indispensabile, soprattutto quando poi la volontà è diversa da quella che è la situazione in cui ti trovi”.

Stamattina si è tenuto un summit di mercato? Ci sono idee chiare su dove intervenire, dopo la sostituzione di D’Ursi?

“Oggi il presidente è venuto a trovarci, siamo stati assieme tutto il giorno compatibilmente con il doppio allenamento che ho fatto: sono arrivato presto e andato via molto tardi. Sappiamo quello che secondo me può servirci: gennaio è un mercato molto particolare, difficile, un mercato dove soldi ce ne sono ancora meno rispetto a quello di luglio, quindi bisogna stare attenti a come si va ad intervenire. Se questa domanda me l’avessi fatta un mese e mezzo fa, avrei detto ‘Voglio cambiare 10-12 giocatori’, no? Poi dopo il tempo passa, li alleni, riesci ad incidere abbastanza e quindi la squadra ha trovato un equilibrio secondo me interessante: bisogna cercare di toccare nel modo giusto e con le pedine giuste, rispettando anche quelle che sono le gerarchie che si son venute a creare all’interno dello spogliatoio”.

La metamorfosi positiva della squadra ha cambiato le strategie eventuali da condurre da qui al 31 gennaio? Si pensi a Schenetti, ad esempio:

“Mi piace parlare di Schenetti, perché sì, è rimasto ai margini perché non è stato impiegato, ma io con lui ho sempre parlato ed è un ragazzo talmente intelligente che ha capito la situazione che c’era e come io volevo intervenire: è sempre stato disponibile nel tenere alto il livello dell’allenamento e tenere alta la sua condizione fisica. A suo tempo, qualcuno mi prese anche un po’ per un pazzo quando in una conferenza stampa dissi che Schenetti potesse giocare mezzala o davanti alla difesa, ma il mio obiettivo era quello; forse in ritardo – perché ha avuto un infortunio muscolare dopo la partita col Crotone di Coppa Italia – ho deciso di inserirlo perché la squadra era diventata secondo me troppo leggibile, quindi era arrivato il momento di mettere la famosa qualità di cui avevo parlato il primo giorno in conferenza stampa. Andrea si è fatto trovare pronto in un ruolo che non aveva mai fatto, gli ho chiesto di interpretarlo con le sue caratteristiche; in sede di mercato magari un mese e mezzo fa poteva pensare nella sua testa di essere uno dei primi ad essere ceduto, ma io un mese fa al presidente dissi ‘Schenetti non va via‘, perché volevo arrivare a far sì che Andrea fosse parte integrante nello spogliatoio ed in campo.

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Fabio Gallo durante Foggia-Catanzaro, crediti: Luigia Spinelli

Foggia, Gallo: “Tutti sono utili e nessuno è indispensabile”

Con D’Ursi le cessioni dei big si esauriscono?

“Come ho detto prima, sono tutti utili e nessuno è indispensabile: nel momento in cui dovesse pervenire qualche richiesta particolare di qualche giocatore in maniera decisa, forte (come c’è stata), faremo le valutazioni necessarie; qui l’aspetto di D’Ursi è che è un giocatore del Napoli, la pressione è arrivata da più parti e quindi difficile da gestire. Poi dipende cosa si intende per big: Rizzo gioca sempre, è considerato un big, Rizzo non va via, perché per me sono giocatori che spostano meno i commenti, ma determinanti – a prescindere dal fatto che Alberto possa giocare o non giocare. Alberto è un giocatore da portarti a casa, qualsiasi cosa gli proponi lui lo fa alla massima intensità e al massimo impegno: è un silenzioso che però quando parla viene ascoltato, in uno spogliatoio è fondamentale anche questo. Tornando ai big, dipende chi verrà a chiedere: penso che sia difficile, però poi dopo può capitare”.

Quali sono le richieste dell’allenatore alla società?

“Sicuramente il reparto difensivo è quello dove urge mettere dentro qualcosa, perché è impensabile che possa fare le ultime tre partite con tre difensori di cui due adattati (anche se secondo me l’hanno fatto bene e probabilmente continueranno a farlo). A livello di numeri, non posso fare le partite così, risicato nei numeri: penso che due centrali sicuramente occorrano a questa squadra. Mi piacerebbe avere uno-due centrocampisti che abbiano caratteristiche diverse, quindi che abbiano un po’ più di inserimento e poi sicuramente l’attacco, che anche con la partenza di D’Ursi ha bisogno di qualcosa: spero di riuscire a trovare di simile ma, se così non fosse, con altre caratteristiche che però non devono essere quelle di Ogunseye, troppe volte criticato perché non ha finalizzato – e chiaramente è lì da vedere, questo ragazzo ha preso con me quattro-cinque volte il palo, anche la buona sorte… A me non piace parlare di buona sorte, tutte le volte gli dico che non è stato sfortunato, ma poco preciso; pensando però al gol di Di Noia col Latina, lui fa un movimento ad attaccare da dentro-fuori e libera lo spazio per Di Noia”.

E se il presidente Canonico dovesse dare qualche suggerimento su qualche nominativo, come la prenderebbe Gallo?

“Non è che il presidente Canonico sia diverso dagli altri presidenti: anche gli altri amano questo periodo, perché è una ‘cosa di proprietà’. Essendo un grande imprenditore, il nostro presidente interviene su quelle che sono le dinamiche delle sue società: il Foggia è una sua società, quindi vuole dire sicuramente la sua. Chiaramente deve essere condivisa, nel momento in cui non lo è viene a mancare quel rapporto di fiducia ed onestà che ho cercato di instaurare dal primo giorno, rispettando ognuno i propri ruoli – perché il presidente è giusto che faccia il presidente e lo sta facendo rispettando tutti i suoi impegni ed io è giusto che faccia l’allenatore, perché vado a casa nel momento in cui non porto i risultati. Dato che qualche schiaffone l’ho preso, se devo andare a casa, vado a casa come dico io e non come dicono gli altri”.

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Immagine in evidenza: uno scatto di Foggia-ACR Messina 1-0 (Serie C – girone C 22/23) – crediti: foto di Mario Marino (RIPRODUZIONE RISERVATA)

Benito Girardi

Laureato Triennale in Ingegneria Gestionale | Studente Magistrale (percorso "Health Management") presso Università della Calabria | Redattore presso lagoleada.it

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Benito Girardi
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