Chi era Béla Károly, il primo straniero che allenò il Foggia

Béla Kàroly, crediti: Wikpedia
Articolo a cura di Gabriele Biancardini
Ci troviamo in un’epoca dove la definizione di “calcio” apparteneva solo ai grandi squadroni del nord, quelli che all’epoca si potevano permettere il lusso di contendersi i primi scettri e i titoli nazionali, basta notare l’anno di fondazione dei rispettivi club. Il Foggia che era stato fondato circa dieci anni prima, si trovava finalmente ad affrontare una Prima Divisione (attuale Serie C), che aveva un’importanza gerarchica ben definita nell’organigramma della FIGC. Pensate solo che nella stagione 1928/29, abbiamo disputato il Campionato Meridionale, che era un sottoinsieme di gironi del Sud, dal quale estrarre le pochissime fortunate per affrontarsi con le selezioni del nord, dove solo UNA squadra poteva salire in Serie B, un macello.
Finalmente l’anno dopo veniva ufficialmente inaugurata la terza serie italiana, con rispettivi gironi e spareggi. Iniziammo a chiamarci US FOGGIA (dall’unione tra lo Sporting Foggia e il Velo Club Foggia), avevamo di fronte la prima stagione tra i professionisti da programmare. Il nome scelto dal patron Turtur (c’è una via a lui dedicata in città), fu quello dell’ex calciatore del Milan, l’unghe rese Béla Károly. Il magiaro fù il primo allenatore straniero della nostra storia. Considerate che ad inizio anni ’30, il Foggia non aveva alcun tipo di rilevanza sul calcio giocato. La musica cambiò decisamente per la prima volta quando il tecnico ungherese fece acquistare l’attaccante italo-belga Marchionneschi, che comporrà poi il “Foggia delle 3M”, insieme a Montanari e Marchetti. Quella mossa di mercato si definì azzeccatissima e lungimirante… ma economicamente importante, tanto da definire il tridente dalle 3M, il più prolifico di tutti i tempi in maglia rossonera.
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Il suo scopo fu quello di impartire proprio una mentalità diversa all’ambiente, di non auto-definirsi una provinciale, ma bensì di credere nell’espressione di un calcio giocato con l’orgoglio e la viva rappresentazione di unione all’interno dello spogliatoio. Rimase sulla panchina rossonera per 3 stagioni, pianificate per osare con ambizione. Poco importa ciò che presumevano le statistiche, il Foggia di Károly sfiorò per 3 anni di fila la promozione in Serie B (all’epoca passava solo la prima ai playoff), lottando per la qualificazione fino alle ultime giornate, arrendendosi solo a grandi formazioni decisamente più formulate come Palermo e Cagliari.
Nella stagione 31/32, i playoff vennero estesi anche alla seconda del girone, piazzamento quell’anno dei rossoneri, che nel girone finale “a tre”, persero la promozione di un solo punto dietro alla Giovanni Grion della città di Pola (Croazia). Ebbe il primato per miglior numero di vittorie consecutive ottenute in campionato, ben 7. Ci vollero 85 anni, prima che l’armata di Stroppa, l’anno della promozione in B, lo superò con altrettante 10 vittorie.