Foggia, la fine di un sogno?

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Foggia Kragl, crediti: DAZN

Sembrano lontani i tempi del “There must be love”, degli abbracci di Vacca, Colletti, Sarno e lo stesso Iemmello. L’immagine del tedesco Oliver Kragl, uno dei più forti giocatori mai approdati al Foggia in epoca contemporanea, mentre si tiene le mani sul volto disteso in campo al Bentegodi, è l’emblema del triste epilogo rossonero.

Lo sguardo perso nel vuoto di Cicerelli, le lacrime di Mazzeo e di Loiacono in panchina. L’amarezza di tutto il popolo rossonero e dei 3000 giunti a Verona. Non doveva finire così. In un articolo tanto ricco quanto preciso, pubblicato su foggia.iamcalcio.it, Francesco Beccia fa un’analisi precisa di quelle che sono le responsabilità della società rossonera: “se ti affidi a Bizzarri (41 anni) per metà campionato”, “se Carraro lo reputi una spanna sopra Greco, salvo poi sentirti”, “se ti affidi a Grassadonia prima e a Padalino poi, maltrattando il 59enne Delio Rossi“. 

È il tempo si di assumersi responsabilità, rilanciare il progetto questa volta seriamente, specie poi se la giustizia sportiva ed eventualmente i play-out (oppure eventuali cambi di programma come modifica del format a 19 squadre), dovessero salvare il Foggia in Serie B. Perché un altro anno così non si affronta, specie per i tifosi, specie per quelli che mancinano chilometri.

Vedremo se l’udienza del 17 maggio cambierà le carte in tavola.

Nella foto Oliver Kragl disteso a terra al termine di Verona-Foggia, crediti: DAZN