ULTIM’ORA BOVE: lascia la Serie A per il defibrillatore | Definito l’accordo con il nuovo club

Edoardo Bove in azione (Wikipedia CSKA Sofia FOTO) - lagoleada.it
La decisione di Bove sembra essere inevitabile, e l’unico modo per poter continuare a giocare è lasciare la Serie A.
Nel calcio moderno, sempre più atleti si sottopongono a controlli cardiaci accurati, ma nonostante i progressi della medicina sportiva, gli episodi legati a problemi al cuore continuano a far discutere. Si tratta di situazioni delicate, che mettono al centro non solo la carriera, ma anche la vita stessa dei giocatori.
Negli ultimi anni, casi come quello di Christian Eriksen, crollato in campo durante Euro 2020 per un arresto cardiaco, hanno acceso i riflettori sulla prevenzione.
O come Fabrice Muamba, che nel 2012 rimase clinicamente morto per oltre un’ora dopo un collasso. Episodi drammatici, ma che per fortuna non sempre si concludono tragicamente.
La medicina sportiva oggi fa moltissimo, ma non può eliminare del tutto i rischi. Ogni caso è diverso, e anche un piccolo segnale va preso sul serio. La priorità, sempre, resta la sicurezza dei calciatori: fermarsi in tempo può fare la differenza tra una pausa e un dramma.
Un episodio molto triste
Il calcio è fatto di velocità, contrasti, intensità. Ma dietro le luci dello stadio e la passione dei tifosi si nasconde un lato molto più fragile, quello legato alla salute dei giocatori. Negli ultimi anni si è parlato sempre più spesso di problemi cardiaci tra i professionisti, un tema che un tempo veniva affrontato quasi in silenzio e che oggi, invece, è al centro del dibattito medico-sportivo. Perché sì, anche i migliori, anche quelli che sembrano invincibili, a volte devono fare i conti con il cuore. Letteralmente.
Alcuni episodi hanno lasciato un segno profondo. Il crollo di Eriksen a Euro 2020 è uno di quei momenti che nessuno dimentica: un giocatore che cade a terra all’improvviso, lo stadio che ammutolisce, e l’incertezza che gela tutti. Ma non è l’unico. Fabrice Muamba, nel 2012, rimase clinicamente morto per oltre un’ora dopo un arresto cardiaco in campo. Anche Daley Blind, difensore olandese, ha avuto problemi di miocardite e oggi gioca con un defibrillatore sottocutaneo. Tutti esempi che hanno fatto riflettere sulle condizioni reali con cui certi atleti sono costretti a convivere.

La situazione di Bove
Negli ultimi mesi, il nome di Edoardo Bove è tornato al centro dell’attenzione non per una prestazione in campo, ma per una questione di salute. Durante una partita con la Fiorentina, Bove ha avuto un malore, dovuto ad un’anomalia cardiaca. Ormai sono mesi che non gioca, ma quali sono effettivamente le regole per poter tornare a giocare? Come riportato da goal.com, secondo il regolamento attuale della FIGC un atleta che porta un ICD non può ricevere l’idoneità sportiva per praticare discipline ad alto sforzo fisico e contatto, come appunto la Serie A.
È proprio questo il nodo cruciale: la medicina ha fatto passi da gigante, ma la normativa italiana segue un’altra direzione. Così, mentre Eriksen gioca tranquillamente in Premier League, per Bove si profilerebbe una scelta forzata: lasciare l’Italia per continuare la carriera altrove. E tra le possibili destinazioni (si tratta di un’ipotesi personale) potrebbe esserci Bournemouth, club inglese dove ritroverebbe Tiago Pinto, ex direttore sportivo della Roma. Un’opzione che sicuramente Bove avrà preso in considerazione: fermarsi qui o tornare a giocare a calcio.