Il tifo (sfegatato) degli anziani nei bar

Dicono che il vero tifoso è quello che segue la squadra ovunque, sempre e comunque. Vero. Ma c’è chi, per altri esigenze (ad esempio fisiche o economiche) non può farlo. Stiamo parlando degli anziani, alcuni di loro soli, altri con difficoltà motorie che rendono difficile, se non impossibile, recarsi allo stadio, figuriamoci in trasferta.
Così, tutti loro, si riuniscono nei bar. Un caffè, un pezzo di torta e per novanta minuti si ritorna ragazzi, si ritorna ultras. Sono diversi infatti i locali che mettono a disposizione le proprie sale per vedere le partite, alcuni al solo prezzo di una consumazione, altri con una piccola maggiorazione. Una sorta di “mini-biglietto”, come giusto che sia per un gestore di un locale.
Il giorno in cui abbiamo deciso di fare questo piccolo esperimento sociale, è sabato 13 aprile, in occasione di Venezia-Foggia, vinta dai padroni di casa. Alcuni di loro sono soli, ma hanno ben socializzato nell’ambiente. Altri si recano col combare di sempre. Qualcuno di loro è col nipotino. Ma il tifo è uno solo e non ha niente da invidiare a quello delle curve.
Applausi, quando qualcuno dei nostri ha recuperato un pallone (magari di quelli davvero difficili); indicazioni degne del miglior ct “Ma ‘ndo cazz vj? Daccill a quill!”(“Ma dove cazzo vai? Passala a quello!”). Cori di incitamento quando la squadra riparte in contropiede “Men me!” (Forza su!); un bel bestemmione quando l’azione si rivela inconcludente o lontano dallo specchio della porta “All’anm di chites*!” (l’equivalente del romano “A li mortacci tua!).
E poi, naturalmente, gli insulti al direttore di gara “stu curnuton!” (cornutone, ndr), “a z*cc’l d mam’t!” (quella santissima e casta donna quale la tua mamma). E poi qualche offese ai nostri quando hanno commesso errori (dai più ridicoli ai più gravi). Insomma, per novanta minuti, tutto sembrava tranne che un bar. Un clima che ti fa sentire avvolto, coinvolto, in compagnia. Mancavano solo le bandiere ma questi arzilli giovannotti saprebbero tener testa ai giovani ultras. Una dimostrazione che alle volte, il tifo vero, c’è anche davanti alla TV.