Immagine in evidenza: mister Ezio Capuano durante la sua parentesi al Foggia - crediti foto: Calcio Foggia 1920 (frame da video)
Ezio Capuano si racconta. Il tecnico del Taranto – che oggi affronterà l’ACR Messina nel recupero della terza giornata di campionato – ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera dove, per l’appunto, ha parlato a tutto tondo di sé e dello sport dove allena ormai da più di trent’anni, il calcio.
Capuano è diventato un personaggio cult sui social per le esternazioni senza filtri – “Lo so, ma quando rivedo certi video mi vergogno, perché quello non sono io: è il mio gemello scemo“.
Da sempre vive il calcio in maniera passionale – “Purtroppo vivo il calcio pensando a chi non ha soldi per la pizza perché li spende per la partita. Quando la vivi così, piangi pure, perché il calcio non è altro che l’essenza di emozioni. È l’attesa della gioia, come il Sabato del villaggio di Leopardi: quando la gioia si concretizza, poi non esiste più“.
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Zeman ha in passato detto che Capuano non ha mai avuto grandi squadre, ma si fa sempre seguire dai giocatori – “Un allenatore deve valorizzare al meglio il materiale che ha. In uno spogliatoio devi portare dalla tua parte trenta persone, che non ti devono temere, ma rispettare e ritenere bravo. E lo devi dimostrare ogni giorno, con coerenza. Se sbagli una volta non ti seguono più“.
Spesso Capuano è stato chiamato in panchina per le missioni impossibili – “Per questo mi sono paragonato a Santa Rita da Cascia, protettrice dei casi disperati. Ma anche a Robin Hood. Sono una specie di pronto soccorso: succede un incidente, chiamano me. Ho fatto imprese e vissuto degli esoneri“.
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Immagine in evidenza: mister Ezio Capuano durante la sua parentesi al Foggia – crediti foto: Calcio Foggia 1920 (frame da video)
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