Siamo sommersi dai debiti: TERREMOTO IN SERIE A | La società è in bancarotta

Illustrazione di un pallone (Pixabay FOTO) - lagoleada.it
Purtroppo i debiti sono tanti, e la situazione non è affatto semplice. Ma cosa sta accadendo esattamente in questo periodo?
Nel calcio moderno, i debiti delle squadre sono diventati un tema ricorrente. Molti club, anche di primo piano, spendono più di quanto incassano per inseguire successi sportivi immediati, finendo per accumulare passivi spesso preoccupanti.
Le spese principali riguardano ingaggi, cartellini e costi di gestione sempre più elevati. Quando i risultati non arrivano, la situazione si complica: meno premi, meno sponsor, meno ricavi da stadio. E i debiti crescono, anno dopo anno.
In Europa, le normative del fair play finanziario cercano di limitare gli squilibri, imponendo ai club un controllo dei conti. Tuttavia, le regole non sono sempre rigide né uguali per tutti, e alcuni club riescono comunque ad aggirare certi limiti.
Gestire i debiti non significa solo tagliare: richiede strategie sostenibili, investimenti mirati e una visione a lungo termine. Chi riesce a risanarsi senza rinunciare alla competitività costruisce basi solide per durare nel tempo.
Una situazione complessa
Dalla semestrale chiusa al 31 dicembre 2024, emergono numeri tutt’altro che rassicuranti per la Lazio. Il quadro economico-finanziario del club è delicato, forse più di quanto si pensasse qualche mese fa. Basta scorrere qualche dato per accorgersi che la gestione, al momento, è appesa a un equilibrio piuttosto fragile.
Si parla infatti di circa 200 milioni di euro di debiti da saldare entro la fine del 2025. Una cifra enorme, che diventa ancora più pesante se si considera che il club dispone attualmente di soli 5 milioni in cassa. I crediti esigibili nello stesso periodo sono stimati attorno ai 60 milioni: qualcosa, certo, ma non abbastanza per affrontare con serenità una scadenza simile (Fonte: Controcalciotv).

Un equilibrio tutto da ricostruire
L’indicatore forse più eloquente è l’indice di liquidità, fermo a 0,3: un valore che in termini pratici significa una cosa sola: la società non è in grado di far fronte, da sola, ai propri impegni a breve termine. Quando questo indice scende sotto quota 1, la situazione è già allarmante; sotto 0,5, diventa urgente. Qui, serve intervenire, e in fretta.
Le opzioni sul tavolo non sono tante: o si trovano risorse fresche magari attraverso nuovi investitori o finanziamenti esterni, oppure si procede con cessioni pesanti. Per sistemare i conti, servirà fare delle scelte anche impopolari. A segnalare la situazione è stato il profilo Controcalciotv su Instagram, rilanciando un’analisi dell’utente LeastSquares71 fonte. E se questi numeri non cambiano presto, il futuro rischia di complicarsi, dentro e fuori dal campo.