Che si stia cercando di far fare a Cristiano Ronaldo la stessa fine di Eduard Streltsov? Questo articolo riprende alcune considerazioni fatte nell’articolo “CR7, sesso e calcio una storia antica” di Jonathan Wilson, pubblicato sul numero 42 di Vanity Fair.
Nel 25 maggio del 1958 Eduard Streltsov, una delle più brillanti promesse calcistiche al mondo, si presentò a una festa nella dacha di Eduard Karakhanov: aveva vent’anni, era affascinante e destinato – secondo tutti – ad avere un ruolo da protagonista nei Mondiali di calcio che si sarebbero aperti in Svezia due mesi dopo. Ma il 26 maggio di quell’anno, mentre si concludeva il ritiro per i Mondiali della nazionale sovietica, fu arrestato e incriminato per stupro. Non giocò ai Mondiali e fu condannato a dodici anni di gulag.
Streltsov scontò solo cinque anni della sua condanna, tornò a giocare a calcio e stupì guidando la sua squadra, la Torpedo Mosca, a vincere due scudetti, ma per il suo Paese non giocò mai più. In molti, ancora oggi, non credono che fosse colpevole e gridano al complotto: Streltsov è stato fatto fuori perché troppo individuo e ritenuto un potenziale disertore, o perché aveva insultato un membro del Politburo rifiutando le avance della figlia. Tuttavia non si sa cosa accadde davvero nella camera da letto di quella dacha ma negli archivi del Kgb ci sono fotografie della vittima, Marina Lebedeva, con entrambi gli occhi pesti, e nelle foto scattate a Streltsov subito dopo l’arresto si vedono tre graffi evidenti sulla guancia.
Secondo me se una ragazza va a passare la serata in periferia… allora uno certe cose se le aspetta… e per lei è uguale… ma io non credo che l’abbiano incastrato, no. Magari è stato il padrone della dacha. Non so chi l’abbia violentata, ma lei dice che è stato Streltsov. Insomma, una brutta storia
– fu il commento a caldo di Valentin Ivanov, commento sicuramente standardizzato agli stereotipi di quell’epoca. Ivanov però, in sostanza, dice qualcosa che fa riflettere e molto: una volta che due persone si trovano insieme in una stanza, per chi sta fuori è molto difficile giudicare la consensualità di ciò che accade. L’accusa contro Ronaldo risale ad un fatto avvenuto al 2009, periodo in cui si perfezionava la sua cessione al Real Madrid da parte del Manchester United; CR7 avrebbe stuprato Kathryn Mayorga in un albergo di Las Vegas. Ronaldo ripete che il rapporto fu consensuale, ma a Mayorga versò 375.000 dollari in cambio della firma di un accordo di riservatezza. Lei ai tempi denunciò i fatti alla polizia, ma rifiutandosi di rivelare il nome dell’altra parte in causa. Adesso, dopo aver visionato alcuni documenti forniti da Football Leaks, la rivista tedesca Der Spiegel ha rilanciato le accuse.
Poiché la Mayorga aveva mantenuto il silenzio e che gli altri mezzi d’informazione non avevano avuto accesso alle carte incriminanti messe a disposizione di Der Spiegel, ad approfondire furono in pochi. Mayorga ha nel frattempo cambiato avvocato, e quest’ultimo ritiene che l’accordo di riservatezza non sia vincolante, qualora gli altri documenti, in particolare una serie di risposte fornite da Ronaldo ai suoi avvocati, divengano pubblici. Ronaldo sostiene che i documenti siano stati manipolati, e c’è chi dubita che, una volta in tribunale, possano essere giudicati validi.
Tempi moderni diversi da quelli di Streltsov, dove è molto più facile infangare e giudicare. A prescindere da cosa sia realmente accaduto ci troviamo di fronte un episodio che merita ulteriori approfondimenti e, tra chi ipotizza complotti e chi punta il dito sul portoghese, esistono prove che vanno esaminate. I social media hanno letteralmente vomitato sulla Mayorga insulti spregevoli, il timore dei quali – dicono gli avvocati della donna – era tra i motivi per i quali non denunciò immediatamente l’accaduto. Una condizione inaccettabile, perché nessuno/a dovrebbe avere così paura da non denunciare una violenza.
Preferiamo non andare troppo oltre e appellarci al buon senso di tutti: prima di dare della bugiarda ad una donna e prima di dare dello stupratore ad un uomo lasciate che la giustizia faccia il suo corso e che gli investigatori indaghino sul caso.
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