È un Mario Sconcerti furioso quello che si legge sulle pagine del Corriere della Sera. Il giornalista, infatti, parla di campionato falsato e fa un duro affondo sulla Lega. Ecco le dichiarazioni:
“La decisione di fermare o non fermare il calcio non dovrebbe essere della Lega, ma del governo e soprattutto dei medici che ne sono consulenti. In tempi di epidemia un evento sportivo è un affare di salute pubblica. Che titoli ha la Lega per prendersi la responsabilità di mettere 300mila persone a domenica nello stesso posto una di fianco all’altra?”
Sconcerti non le manda a dire e va all’attacco: “Marotta, Gattuso, Fonseca e molti altri parlano adesso di campionato falsato per questo aprire e chiudersi di stadi. Hanno ragione, è un campionato falsato. Benvenuti nella realtà. Cosa c’è di non falsato nella nostra vita da dieci giorni a questa parte? Si chiudono perfino le chiese. Siamo seri. Mi ha colpito molto che in tutta la discussione nessuno, dico nessuno, abbia pensato che tra venerdì e sabato, quando cioè la decisione è maturata, i contagi erano passati da 821 a 1.128, 300 in più del giorno precedente. E che i decessi erano stati 8, i più alti dall’inizio dell’epidemia. Erano dati che da soli potevano valere una decisione di prudenza. Sento invece che il problema è quale presidente abbia fatto più pressioni e con chi. Questa colorazione del virus, questo mettergli una maglia, è grottesco soprattutto perché certamente in parte vero. Ed è anche per questo che non deve decidere la Lega da sola”.
Poi conclude: “C’è un conflitto di interessi per risolvere il quale il calcio non ha competenze sufficienti. Parla solo di sé, non di tutti. Credo si dovrebbe fare un passo in avanti e cominciare a pensare a soluzioni più vaste. Come c’è già chi sta pensando a cosa può accadere alle Olimpiadi di luglio o agli Europei di giugno. Non siamo solo noi, è il calendario del mondo sottosopra. Dobbiamo solo decidere se siamo in emergenza o no. Se lo siamo non si tratta di recuperare due giornate. Si tratta di capire come recuperare due tre mesi di calcio. Senza paura, con intelligenza. Il tempo non può mancare a chi s’inventa ogni anno un calendario sempre nuovo. Sarebbe un grande problema certamente, ma potremmo controllarlo noi. Non bisogna rimanere nelle mani del virus”.
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