29 Novembre 1998. Il Cagliari affronta l’Udinese fuori casa. Per il club sardo, allenato da Ventura, si mette male al Friuli, dove i padroni di casa si portano in vantaggio con la rete di Bachini. Poi al 58° si verifica un avvenimento che, senza l’intervento del portiere del Cagliari, Alessio Scarpi, poteva terminare in tragedia: c’è un compagno di squadra che giace a terra dopo aver fermato l’avanzata degli avversari. E’ il difensore Gianluca Grassadonia, privo di sensi.
Scarpi non ci pensa due volte, precipitandosi verso il compagno. Una prontezza, la sua, che gli ha salvato la vita evitando la tragedia, mentre l’arbitro – non accortosi dela gravità della situazione – aveva lasciato proseguire il gioco. Un gesto che valse a Scarpi, il dieci in pagella de La Gazzetta dello Sport. Vediamo di seguito l’episodio.
Durante un contropiede dei padroni di casa, Locatelli puntava l’area del Cagliari.
Grassadonia interviene in scivolata nel tentativo di fermarlo. Il difensore tocca il pallone ma il giocatore dell’Udinese, in caduta, colpisce involontariamente con il ginocchio sinistro il giocatore avversario nella parte posteriore della testa. L’impatto è tremendo e Grassadonia resta a terra totalmente privo di sensi per un arresto cardio-circolatorio.
Scarpi è pochi metri, capisce subito la gravità della situazione e si fionda verso il compagno, praticando la respirazione bocca a bocca. Un intervento tempestivo e necessario che anticipa l’arrivo sul posto del Dottor Indovina, medico sociale dell’Udinese, intervenuto eseguendo il massaggio cardiaco. Poco dopo Grassadonia riprende a respirare e muove le gambe.
“Ho un dolore impressionante alla nuca, mentre il medico dell’Udinese diceva che avevo preso una botta forte al petto. Invece no, sul petto non ho dolore, mentre dietro la testa ho un dolore fortissimo“ – dirà in serata Grassadonia dall’ospedale, intervistato telefonicamente da ‘Sardegna Uno’.
“Gianluca fece un contrasto e prese una violenta botta in testa, lo vidi sdraiato in terra che non respirava, mi sono spaventato e mi venne istintivo fargli la respirazione bocca a bocca. Poi dopo 10 secondi per fortuna venne il dottore. Quell’istante lì mi è venuto istintivo. Non so se poi sia servito a qualcosa, so che oggi sta bene e fa l’allenatore. Non ho calcolato niente, mi sono solamente attivato per fare qualcosa per lui, un amico, che era un stato di ghiaccio. Non so che cosa sarebbe potuto succedere, non avevo seguito un corso, si avevo visto o letto qualcosa, ma quella era la prima volta che lo facevo. Dopo quanto successo eravamo tutti scioccati non era certamente roba da tutti giorni quello che abbiamo visto e tutti non c’eravamo con la testa” – ricorderà poi Scarpi.
La Gazzetta dello Sport gli assegnò un 10 in pagella recitando: “Salva la vita mica un gol”.
Foto: Wikipedia
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