Più di 250 presenze in Serie A, quasi 50 alla Juve: poi i reati di mafia sul groppone | Arrestato senza appello

Illustrazione di un arresto (Pixabay FOTO) - lagoleada.it

Illustrazione di un arresto (Pixabay FOTO) - lagoleada.it

E’ stato un grande calciatore, eppure ha avuto anche qualche altro problema. Tra arresti e altre situazioni, non è stato facile.

Nel corso della storia del calcio italiano, non sono mancati episodi in cui il mondo del pallone ha sfiorato — o talvolta incrociato — quello della criminalità organizzata. Si tratta di casi spesso oscuri, difficili da ricostruire, ma che mostrano quanto il calcio, con la sua enorme influenza sociale ed economica, possa diventare terreno appetibile anche per le mafie.

Alcuni calciatori, pur senza essere affiliati, sono cresciuti in contesti difficili, dove le pressioni dei clan locali erano parte della quotidianità. In certi casi, l’interesse delle organizzazioni si è manifestato nel controllo del tifo organizzato o nelle scommesse clandestine, più che nelle carriere dei singoli. 

Anche dirigenti e imprenditori del mondo calcistico sono finiti sotto la lente degli investigatori per legami sospetti. La criminalità, soprattutto al Sud, ha cercato a lungo di infiltrarsi nelle società minori, utilizzando il calcio per riciclare denaro o costruirsi consenso. La gestione di alcuni club è stata in passato oggetto di indagini per possibili collegamenti con boss locali.

Queste vicende, pur isolate rispetto alla totalità del sistema, rappresentano un campanello d’allarme importante. Il calcio non è immune alle contaminazioni esterne, soprattutto quando in gioco ci sono soldi, visibilità e potere.

Una situazione particolare

Il calcio, si sa, non è solo sport. È passione, affari, identità collettiva. Ma proprio per questo può diventare anche un terreno scivoloso, dove interessi leciti e meno leciti finiscono per sfiorarsi. In certe zone d’Italia, è capitato più volte che il pallone diventasse uno strumento per estendere il controllo del territorio. Si è parlato di tifoserie infiltrate, di piccole società usate per riciclare denaro, o semplicemente di personaggi vicini alla criminalità che gravitavano nell’ambiente come se fosse tutto normale.

E no, non è solo un problema da serie TV. Sono vicende reali, documentate, che raccontano un lato meno romantico dello sport più amato. E quando a finire coinvolto è un calciatore vero, magari anche famoso, fa tutto più rumore. Perché il calcio, quello professionistico, dovrebbe rappresentare un sogno, un riscatto. E ci vanno poi di mezzo giocatori come Miccoli, ex attaccante di Juve e Palermo.

Miccoli con la maglia del Palermo (Wikipedia Паршин Дмитрий FOTO) - lagoleada.it
Miccoli con la maglia del Palermo (Wikipedia Паршин Дмитрий FOTO) – lagoleada.it

Un caso particolare

Come riportato da Il Mattino, uno degli episodi più discussi degli ultimi anni riguarda Fabrizio Miccoli, ex capitano del Palermo: è stato condannato nel 2021 a 3 anni e mezzo di reclusione per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il motivo? Aveva chiesto aiuto a Mauro Lauricella, figlio di Antonino Lauricella, noto esponente di Cosa Nostra, per recuperare dei soldi legati a un vecchio debito.

Una faccenda che sarebbe potuta restare una questione personale, ma che ha assunto toni inquietanti: si è parlato di minacce, di messaggi intimidatori, persino di testine di capretto come avvertimento. Insomma, un film, ma senza lieto fine.