Coppa Italia, Serie D. Foggia - Nardò, foto di Antonio Errichiello
Che Pasquale Iadaresta si fosse innamorato della nostra maglia e della nostra storia era chiaro a tutti i tifosi rossoneri, ancora di più dopo la nostra prima intervista dello scorso Gennaio, quando aveva da poco concluso la sua esperienza coi satanelli. In quell’occasione ci raccontò il ricordo che lo lega alla nostra città.
“Un ricordo bellissimo, quello della prima partita a Brindisi, dove noi eravamo da poco più di una settimana in ritiro e mi ricordo che mentre ci stavamo riscaldando ad un certo punto si è sentito un boato, un calore, un casino incredibile: erano i nostri tifosi che erano entrati; ricordo che in quell’occasione lo stadio del Brindisi era stracolmo, era pieno di gente, ed eravamo ancora ad agosto. Segnare al 95° sotto la curva dei nostri tifosi è stata una goduria incredibile, una soddisfazione davvero grande”.
Oggi Pasquale indossa la maglia dell’AZ Picerno, in Serie D, e nella nostra nuova intervista non è mancato un commento sull’amato Foggia, sulla scomparsa del “Dio del calcio” (Maradona) e sulla difficile situazione che calciatori e società si trovano a dover affrontare a causa del Covid.
“Abbastanza bene, sono un po’ spazientito perché quest’anno sono arrivato in squadra in ritardo, poi ci siamo fermati e adesso siamo ripartiti. E’ come se la stagione non fosse ancora iniziata. Sono desideroso di ritornare a giocare a calcio”.
“Credo che la Serie C non abbia avuto grandi problemi; ci sono stati dei rinvii, qualche partita non è stata disputata però il campionato è andato avanti e in questa stagione è alla quindicesima giornata. Credo sia già una grande vittoria perché non è facile per tutti, soprattutto per le categorie minori. La cosa bella però è che il campionato si dimostra vincente e pieno di sorprese e questo mantiene vivo l’interesse perché un calcio senza pubblico non è un calcio vero, parliamoci chiaro. E’ già un miracolo secondo me che si riesca a giocare“.
Quanto conta la presenza dei tifosi, l’undicesimo uomo in campo.
“Tantissimo. E’ l’essenza del calcio. Quest’anno, queste poche partite disputate senza pubblico, sono irreali; non c’è quella tensione, quel ‘mal di stomaco’ che si ha prima della partita anche perché poi quando hai la fortuna di giocare anche in piazze importanti il momento più bello è l’esultanza oppure l’abbraccio dei tifosi. Credo che forse è la cosa che più manca al calcio in generale; però l’importante è che il calcio prosegua e vada avanti perché comunque anche se le persone in questo momento non ci sono sugli spalti ci sono e si fanno sentire lo stesso. E questa è una cosa molto bella”.
“E’ ancora un ‘work in progress’, ho firmato a metà ottobre; il primo di novembre si è fermato il campionato e ora siamo ripartiti. E’ una società seria, sana, che ci fa star bene e non mi posso lamentare. Però a mio parere il campionato deve ancora cominciare, la Serie D è alla settima giornata, con un mese di stop. Esprimere giudizi per me adesso risulta abbastanza difficile perché non ho tanti elementi”.
“Ma come no. La mia esperienza a Foggia era cominciata bene poi per questioni tecniche ho preso la decisione di cambiare strada però quando hai la fortuna di giocare in determinate piazze, con tifoserie così calorose, è inevitabile che ti ci leghi. E’ bello che il tuo lavoro venga riconosciuto da un pubblico competente ed esigente come quello di Foggia. Sono anche molto contento che quest’anno il Foggia stia facendo un campionato straordinario perché è un bel regalo che si fa alla città. E’ una città che vive di calcio, è impossibile non essere catturati dal calore che c’è a Foggia; vivere quell’esperienza è un qualcosa che ti rimane dentro“.
“Io credo che Maradona sia trascendentale, al di là delle epoce e delle città è un’icona. Pochi come lui, forse Michael Jordan o Mohammed Ali, abbiano comunque catturato il cuore e l’immagine di uno sport; ho giocato anche nelle giovanili del Napoli, quindi ho avuto anche la fortuna di giocare con il figlio e visivamente me lo ricordava tantissimo. Rappresenta l’aura del calciatore, l’unico calciatore che conoscono tutti inevitabilmente è Maradona”
“Hai detto bene, purtroppo il momento non è felice, il futuro è incerto. Il calcio è lo specchio dell’economia, è pur vero che il calcio è passione pura. Però si trova adesso con un’economia molto cambiata e ci vorrà tempo per tornare alla normalità; già prima non vivevamo momenti felici, ora a maggior ragione. Per un giovane calciatore il consiglio che mi sento di dare è quello di scegliere quello che lo può migliorare. In questo momento di incertezza un calciatore, al di là dell’aspetto economico, deve mettersi continuamente in discussione per provare a migliorarsi di anno in anno. Fare il calciatore, a qualsiasi livello, è bello da vedere ma difficile da fare, quindi più ci si mette in discussione più si matura e si migliora, e c’è la possibilità di fare la carriera che auguro a tanti ragazzi: bellissima se affrontata con lo spirito giusto perché questo è un mestiere che non da certezze, devi guadagnartelo ogni giorno sul campo e durante ogni allenamento. E’ anche il bello di questo sport, nei momenti difficili bisogna raddoppiare gli sforzi e credere fortemente in quello che si fa perché il calcio oltre che uno sport è anche un lavoro per molte persone“.
Nella foto Pasquale Iadaresta durate la gara Foggia-Nardò, valevole per la Coppa Italia di Serie D della stagione 2019/2020. Foto di Antonio Errichiello su gentile concessione dell’autore. Tutti i diritti sono riservati all’autore.
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