Dal grano, di cui divenne il “Re” (il suo gruppo era il primo d’Europa per la macinazione dei cereali), al Calcio (con la C maiuscola) di Zeman; dalla seconda presidenza, quella che lanciò talenti come Romagnoli, Insigne e Sau, all’assoluzione dopo 13 anni di processi. Questo era Pasquale Casillo, per tutti il “don“.
Scomparso l’8 settembre (2020) all’età di 71 anni, dopo aver lottato contro un tumore, ricoverato all’ospedale di Lucera; Casillo ha vissuto nella Foggia che lo ha adottato, era un’istituzione: “scambiava sempre quattro chiacchiere con chiunque“. Era vero. Eccome se era vero. In questo articolo ripercorriamo, in breve, la storia del Re del Grano!

Pasquale Casillo, dal grano al calcio
Nato a San Giuseppe Vesuviano, il 15 ottobre del 1948, Pasquale è figlio di Gennaro, imprenditore della frutta secca e dei cereali. Nel 1989 il gruppo imprenditoriale, guidato insieme al fratello minore Aniello, diventa il primo d’Europa per la macinazione dei cereali.
Un impero economico-finanziaro che produce il 10% di tutta la semola prodotta nella comunità europea, il 60% del fabbisogno dell’azienda Buitoni (come riportato da Il Fatto Quotidiano), importandola con ben 250 tir e 30 navi, impiegando circa 1000 dipendenti e fatturando 1000 miliardi di vecchie lire grazie anche e soprattutto ai numerosi mulini sparsi per il continente; ma per diventare il “Re” del grano, Casillo si sposta nella “Città del Grano”, Foggia; da qui consoliderà il suo “impero” economico-finanziario, diventando inoltre, agli inizi degli anni ‘90, presidente dell’associazione degli industriali di Foggia.

Zemanlandia, il “Foggia dei miracoli”
Una squadra neopromossa in Serie B; un allenatore che deve portarlo in A; Casillo non ha dubbi: quell’uomo è Zdeněk Zeman, protegonista – tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta – del “Foggia dei miracoli”, soprannome di un club che nel giro di pochi anni passò dall’essere una squadra “provinciale” ad un valoroso club di Serie A.
Casillo, dopo la gloriosa esperienza rossonera, è proprietario anche di Football Club Sangiuseppese, Salernitana, Bologna e Avellino, club con il quale cercò di ricreare una squadra importante, richiamando proprio l’allenatore boemo Zdeněk Zeman. Nell’estate 2010 “Casillo Bis, tornato alla ribalta a Foggia con ormai il fidato Zeman e Giuseppe Pavone come direttore sportivo; l’obiettivo? Riportare il club almeno in Serie B ma la squadra non andò oltre il sesto posto in Lega Pro, venendo esclusa dai playoff. Ciò nonostante quell’anno il Foggia di Casillo Bis totalizzò 67 reti, lanciando talenti come l’ormai noto Lorenzo Insigne.

Due anni senza soddisfazioni che, l’11 giugno 2012, portarono alla chiusura, avvenuta tramite una nota stampa: Casillo ed il suo entourage annunciarono l’intenzione di lasciare il pacchetto azionario della società nelle mani dell’allora sindaco che, tuttavia, non riuscì a trovare imprenditori interessati a rilevare il sodalizio; la società non fu in grado di iscriversi ai campionati professionistici e dovette ripartire dalla Terza categoria con la neocostituita Foggia Calcio che finalmente tornò in B dopo 19 anni grazie alla gestione dei fratelli Sannella.
I processi e la fine dell’impero del grano
Il 19 settembre del 1993 Pasquale Casillo fu inquisito per concorso esterno in associazione mafiosa e il 21 aprile del 1994 fu raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare e arrestato. Tredici anni dopo, il 16 febbraio 2007, fu assolto dal tribunale di Nola, su richiesta della procura, con sentenza passata in giudicato. Le sue aziende, lasciate in mano alle varie curatele nominate dal tribunale vennero poi dichiarate fallite e non si sono più riprese, lasciando senza lavoro centinaia di dipendenti. Negli anni avvenire il Don ha vissuto qui, nella “sua” Foggia, circondato dall’affetto dei tifosi, tutti, con il quale scambiava sempre due chiacchiere in giro, tra i bar, sempre col sorriso chiedendo “Che fa il Foggia?“. Lo ricorderemo così. Ciao Don.
Nella foto Pasquale Casillo, crediti: ilfattoquotidiano.it