Oltre 250 presenze in Serie A e uno scudetto alla Roma: dopo il ritiro scende in politica | È diventato sindaco

Illustrazione della Roma 2021 (Wikipedia sconosciuto FOTO) - lagoleada.it
E’ stato un grande calciatore, con tanti gol e tante presenze all’attivo. Eppure, alla fine è finito a fare anche il politico.
Nel corso della storia, diversi calciatori hanno scelto di scendere in campo anche fuori dallo stadio, entrando nel mondo della politica. Spesso si tratta di figure molto amate, che hanno deciso di mettere la propria popolarità al servizio della collettività, con ruoli più o meno istituzionali.
Alcuni sono diventati deputati, senatori o persino presidenti: basti pensare a George Weah, ex Pallone d’Oro e attuale presidente della Liberia. In altri casi, invece, il coinvolgimento è stato locale o simbolico, legato a battaglie sociali o civili.
Non sono mancati i casi controversi, in cui la figura del calciatore-politico ha diviso l’opinione pubblica. Il passaggio dallo sport alla politica, infatti, non garantisce automaticamente competenza o consenso.
Eppure, il calcio resta un linguaggio universale, capace di parlare alle masse. Quando chi lo ha praticato sceglie di usarlo anche in politica, il messaggio può arrivare lontano.
Dai campi da gioco alle…urne
C’è chi, dopo il fischio finale della carriera sportiva, si ritira in silenzio. E poi c’è chi, invece, decide di rimettersi in gioco, ma in un altro campo…quello politico. È il caso di Damiano Tommasi, uno di quei calciatori che non hanno mai dato l’impressione di vivere solo per il pallone. Già durante gli anni in Serie A, si percepiva un certo distacco dal mondo dorato dello sport professionistico.
Tutto comincia nel 2011, come riportato dal Corriere della Sera, quando Tommasi diventa presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, un ruolo che ricopre per quasi dieci anni. Nel frattempo, entra anche nel Consiglio Federale della FIGC, segno che l’idea di contribuire in modo attivo e strutturato al sistema non gli era mai davvero passata di mente. Il vero salto, però, arriva nel 2022: Tommasi si candida a sindaco di Verona, sostenuto da un’ampia coalizione civica e di centro-sinistra. E, contro ogni pronostico, al ballottaggio batte il sindaco uscente, Federico Sboarina.

Una seconda vita
È curioso pensare che tutto sia iniziato nel 1993, tra i campi dell’Hellas Verona, e sia poi passato per una Roma vincente e per esperienze all’estero, tra Spagna, Inghilterra e pure Cina. Una carriera completa, vissuta senza mai troppo clamore, ma sempre con una certa coerenza. E probabilmente proprio quella coerenza è stata la sua forza nella corsa politica. Tommasi non ha cercato voti con slogan roboanti, ma si è presentato per quello che è sempre stato: serio, riflessivo, concreto.
Oggi guida Verona da sindaco, con uno stile tutto suo. Nessuna smania di protagonismo, ma attenzione ai dettagli, ascolto, e una visione del futuro più lunga di un semplice mandato. Un ex calciatore che non ha mai davvero lasciato il campo: ha solo cambiato terreno di gioco.