Storia del pallone

Luciano Re Cecconi, dal Foggia alla Lazio con quel cognome da “nobile”

Partiamo da una foto dell’epoca. C’è Luciano Re Cecconi, sorridente e sdraiato a terra con sua moglie Cesarina. Giovani, belli e innamorati: la coppia aveva già avuto due figli all’epoca della tragedia; si tratta di Stefano (che aveva due anni) e Francesca (di pochi mesi).

Chi era Luciano Re Cecconi?

Re Cecconi era figlio di un muratore, nato e cresciuto nell’hinterland milanese. Il suo cognome è frutto di un curioso episodio capitato ai suoi antenati e che egli stesso raccontò in un’intervista a Franco Melli:

Quel Re davanti al mio cognome, è un regalo del ReVittorio Emanuele II passò per Busto Arsizio e per Nerviano e gradì la buona cucina, l’accoglienza ricevuta. Allora volle beneficiare la gente delle nostre campagne lombarde con un dono simbolico ma indelebile. Così, i Cecconi diventarono pomposamente Re Cecconi, i David Re David, in base al riconoscimento stampato. Il regalo di Vittorio Emanuele II, trasmesso di generazione in generazione, l’ho accolto con orgoglio. È una ricchezza che il mondo non potrà mai portarmi via. Ho il cognome ornato. E suona bene!”

Durante l’adolescenza ha lavorato come carrozziere nell’officina del cugino per dedicarsi al calcio nel tempo libero fino a quando l’attività di calciatore non gli permise di lasciare il posto da carrozziere per dedicarsi esclusivamente al pallone.

Dall’oratorio alla Serie A conquistata col Foggia

Dall’oratorio di Sant’Ilario Milanese a Nerviano, dove muove i primi passi, alle giovanili della Pro Patria, Re Cecconi esordisce in Serie C il 14 aprile 1968 durantePro Patria-Messina 1-1). La sua spigliata capigliatura bionda gli valse il soprannome di Cecconetzer, nomignolo nato dalla fusione tra il suo cognome e quello del tedesco Günter Netzer, vista la spiccata somiglianza fisica.

A portarlo in Serie B ci penserà l’allenatore del Foggia Tommaso Maestrelli che lo fa esordire all’11ª giornata del Campionato di Serie B della stagione 1969-70 contro il Perugia (gara vinta dai satanelli per 2-0): in rossonero Re Cecconi comincia una brillante carriera con 14 presenze e 1 goal e conquista la promozione in Serie A. La stagione successiva però non è brillante per il club pugliese che ritorna in Serie B e Maestrelli, finito nella panchina della Lazio, decide di portare il giovane in biancoceleste: 29 presenze e 1 goal, la Lazio quell’anno giunse terza con soli  2 punti dalla Juventus campione d’Italia.

Dalla Lazio alla Nazionale Italiana

Poco male perché Re Cecconi conquisterà lo scudetto l’anno successivo, dove in biancoceleste colleziona 23 presenze e realizza 2 reti. Il giovane piace e Enzo Bearzot, responsabile della nazionale “under 23”, lo convoca: Re Cecconi esordisce in azzurro il 14 gennaio 1973 ad Ankara (Turchia-Italia 1-3).

Nello stesso anno viene convocato nella nazionale maggiore, restando però tra le riserve, per le amichevoli contro il Brasile a Roma e contro l’Inghilterra a Londra. Viene riconvocato da Ferruccio Valcareggi per l’avventura italiana ai Mondiali di calcio Germania Ovest 1974.

Quella maledetta sera

18 gennaio 1977, Re Cecconi era con due amici, il compagno di squadra Pietro Ghedin e il profumiere romano Giorgio Fraticcioli: i tre si dirigevano nella gioielleria di Bruno Tabocchini, accompagnando Fraticcioli che doveva recarsi lì. Curioso fu il comportamento di quest’ultimo che, interrogato da Tabocchini, negò di conoscere Re Cecconi.

Si ipotizzò che Re Cecconi avesse simulato per scherzo un tentativo di rapina e che il gioielliere avesse reagito sparando. Il giovane venne colpito in pieno petto da un proiettile sparato da una pistola Walther calibro 7,65: morì in ospedale alle 20:04. Tabocchini fu arrestato e accusato di eccesso colposo di legittima difesa per poi essere assolto per “aver sparato per legittima difesa putativa”.

Le controversie sulla tragedia

Quella tragedia non convinse mai nessuno del tutto; in una ricostruzione dei fatti, riportata da Il Fatto Quotidiano nel gennaio 2015, Re Cecconi non avrebbe fatto nulla che potesse essere interpretato come un tentativo di rapina e nonostante il parere contrario del pubblico ministero Franco Marrone, la Procura di Roma non presentò ricorso in appello.

Successivamente, in un’intervista ad un telegiornale RAI che precede di alcuni giorni la celebrazione del processo, Pietro Ghedin avrebbe aggiunto che il negoziante ebbe modo di vedere in volto gli avventori quasi sincerandosi dell’assenza della minaccia. Secondo lo scrittore Maurizio Martucci, con il suo libro inchiesta pubblicato nel 2012, con il suo esame della documentazione processuale sostiene che Re Cecconi venne ucciso senza aver pronunciato una parola. A soli 28 anni, il giovane lasciava la moglie Cesarina, la figlia Francesca di pochi mesi e il figlio Stefano di due anni.

Note sulle foto in questo articolo (Luciano Re Cecconi, crediti: iefimerida.gr): Il paese di origine di questa fotografia è l’Italia. È di dominio pubblico lì perché il suo termine sul copyright è scaduto. Secondo la legge per la protezione del diritto d’autore e dei diritti connessi n. 633, del 22 aprile 1941 e successive revisioni, immagini di persone o di aspetti, elementi e fatti della vita naturale o sociale, ottenuti con processo fotografico o analogico, comprese le riproduzioni di arte figurativa e fotogrammi di film (art. 87) sono protetti per un periodo di 20 anni dalla creazione (art. 92). Questa disposizione non si applica alle fotografie di scritti, documenti, documenti commerciali, oggetti materiali, disegni tecnici e prodotti simili(Art. 87). La legge italiana fa un’importante distinzione tra “opere d’arte fotografica” e “fotografie semplici” (art. 2, § 7). Le fotografie “opere intellettuali con caratteristiche creative” sono protette per 70 anni dopo la morte dell’autore (art. 32 bis), mentre le fotografie semplici sono protette per un periodo di 20 anni dalla creazione.

Antonio Piazzolla

Giornalista e scrittore

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