Durante la sfida tra le formazioni “giovanissimi” di Cesano Boscone e Ausonia, un calciatore ha scandito nei confronti di un suo collega cinese le seguenti parole:
“Spero ti venga il corona-virus come nei mercati in Cina”.
Il 14enne ha abbandonato il campo in lacrime e, poco dopo essere andato negli spogliatoi, ha pubblicato una Instagram Story:
“In tutto questo tempo che ho giocato a calcio con il Cesano Boscone Idrostar non mi è mai capitato di ricevere insulti razziali. Siamo nel 2020 e c’è ancora gente che insulta le persone cinesi, le persone di colore. La cosa che però non riesco a mandare giù è ironizzare su delle malattie. Dopo la frase che mi hanno rivolto sono uscito dal campo in lacrime, lasciando i miei compagni sul campo. Mi scuso con tutti loro”.
“Una cosa del genere non può e non deve passare inosservata”, e prende le difese del ragazzino: “È stato insultato, umiliato solo perché cinese, perché voi non lo sapete ma oggi funziona così. Il peggio arriva dopo, quando l’arbitro non prende nessun tipo di provvedimento e il Mister della squadra Ausonia, e neanche i dirigenti, richiamano il proprio giocatore. Passa tutto inosservato, tra l’indifferenza generale. L’indifferenza. È questo che ci fa paura. Noi come società non lasceremo stare, non faremo finta di niente. Vogliamo combattere, per lui e per tutti gli altri che subiscono umiliazioni di questo genere, soltanto perché hanno un colore della pelle diverso. Il Cesano Boscone Idrostar dice no al razzismo”.
“Al termine della partita un nostro dirigente è sceso negli spogliatoi per capire cosa fosse accaduto parlando con il mister, coi giocatori e con l’arbitro. […] Il nostro ragazzo, in lacrime, raccontava di aver avuto un diverbio con un tesserato del Cesano Boscone ma di non aver assolutamente mai rivolto a lui insulti di stampo razzista. Procederemo con ulteriori approfondimenti in merito ai fatti di sabato e intanto abbiamo disposto che il ragazzo in questione si presenti all’allenamento del Cesano Boscone per scusarsi di essere andato comunque oltre i toni consentiti”.
Non può essere certo un eventuale gesto di maleducazione di un ragazzo di 13 anni (su 460 tesserati) a infangare il nome e dignità dell’Ausonia, che condanna non solo ogni episodio di razzismo verso chiunque ma anche un linguaggio e un atteggiamento che tra gli adolescenti troppo spesso denota mancanza di rispetto e di educazione”.
Immagine in evidenza: Phillip Kofler/Pixabay
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