La pensa così Tiziano Agostini, docente di Psicologia dello Sport all’Università di Trieste che, intervistato da “Tuttosport”, parla in generale delle ormai prossime partite di Serie A senza pubblico:
“I professionisti dovrebbero essere in grado di gestire questo tipo di situazioni. Dividerei i calciatori in tre categorie: quelli che, indipendentemente dal pubblico, raggiungono una prestazione ottimale, quelli che hanno bisogno della presenza del pubblico per avere una prestazione migliore e giocatori che, in alcune circostanze, risentono negativamente della presenza pubblico. In genere, i professionisti sono in grado di dare il meglio di sé con o senza pubblico. Poi dipende dalla caratteristiche individuali, dalle sensibilità maggiore o minore di qualcuno.
In questi casi, secondo me, assume un ruolo importante la parte mediatica, quello che si legge e si ascolta in TV in vista della partita: il modo di vivere il pre-gara è un elemento cognitivo che può avere un peso. I campioni tendono a evitare di ascoltare e leggere per essere più sereni nell’affrontare la gara, poi ci sono i fuoriclasse che possono rafforzare il loro carattere leggendo quello che si scrive su di loro, mentre altri preferiscono essere più distaccati rispetto a quello che si dice su di loro. Per i giocatori l’importante è mantenere un equilibrio, pertanto le informazioni che possono interferire e modificare lo stato mentale vanno allontanate.
Vale la stessa cosa per gli arbitri? Sono sicuramente più imparziali senza il calore dei tifosi presenti allo stadio”.
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