Le peggiori mascotte di sempre, crediti: FIFA
Ogni edizione della Coppa del Mondo, a partire da quella del 1966, ha avuto la propria mascotte. World Cup Willie, la mascotte di quel torneo, fu la prima mascotte di una coppa del mondo e una delle prime in assoluto ad essere abbinata ad un qualsiasi evento sportivo.
Solitamente l’intento dei disegnatori è quello di rappresentare un argomento o un simbolo emblema del paese ospitante, avente come soggetto cultura, tradizione, flora, fauna ecc…
Nella maggior parte dei casi l’intento è ben riuscito, critiche a parte: si pensi a Pique, del Mondiale svolto in Messico nel 1986, rappresentante un peperoncino, ingrediente caratteristico della cucina messicana, fornito di baffi (molto diffusi nello stile estetico messicano) e un sombrero, altro elemento tipico della cultura di quel paese.
Altri validi esempi sono “Ciao“, che nonostante le critiche, ha ben difeso la cultura del Bel Paese: una figura stilizzata di un calciatore con il corpo composto da elementi cubici colorati di verde, bianco e rosso e un pallone come testa. La scelta del più comune saluto italiano, come nome della mascotte, avvenne attraverso un sondaggio effettuato dagli italiani settimanalmente sulle schedine del Totocalcio.
Altro esempio che ha contestualizzato a dovere la cultura francese è Footix, un galletto (noto simbolo dei nostri cugini) di colore blu (come la t-shirt della nazionale francese), con le parole FRANCE 98 sul petto. Il nome altro non è che il portmanteau football – Asterix = Footix.
Nulla a che vedere con le mascotte più recenti, come Zakumi, mascotte del Mondiale Sudafricano del 2010: deve il suo nome all’unione di ‘Za’, acronimo di Sudafrica in afrikaans, e il vocabolo ‘kumi‘, che significa dieci in molti dialetti locali, a significare la vasta varietà di lingue-dialetti presenti in Sudafrica. Stessa storia per Fuleco, un armadillo di colore giallo con corazza azzurra, vestito con una t-shirt bianca con la scritta “Brasil 2014” e pantaloni verdi. La parola è composta da Ful, “Futebol” (Calcio), ed eco, “ecologia”. Non da meno è Zabivaka, un lupo antropomorfo con una maglietta bianca a maniche azzurre (con la scritta Russia 2018) e pantaloncini rossi. Il suo nome in russo significa “colui che segna”.
Sembra pazzesco che di questi tre paesi il SudAfrica, il Brasile e la Russia, ricchi di storia, cultura, arte e tradizioni non siano state realizzate mascotte più originali, simpatiche e facilmente ricordabili. Evidentemente il tentativo di abbinare elementi troppo contrastanti tra loro ha dato origine a questi brutti peluche, finiti già nel dimenticatoio.
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