La Lazio, l’Inter e l’allarme bancarotta: non può pagarsi neanche un caffè | Tifosi senza parole

Illustrazione dell'Inter nel 2019 (Depositphotos FOTO) - lagoleada.it
Purtroppo la situazione è insostenibile, e non c’è molto da fare. Ma cosa sta succedendo esattamente, e perché?
Quando una squadra di calcio va in bancarotta, non si parla solo di soldi finiti: è il segnale di un sistema che ha smesso di funzionare. Le cause possono essere tante, ma spesso alla base ci sono investimenti sbagliati, debiti fuori controllo e dirigenze poco lungimiranti.
Il fallimento comporta l’esclusione dai campionati professionistici, la perdita dei tesserati e l’annullamento dei contratti. La società può essere cancellata o rifondata da zero, partendo dalle categorie più basse.
A volte però, il fallimento non è la fine. Alcune squadre riescono a rinascere, grazie a nuovi imprenditori, al sostegno dei tifosi o a piani di rilancio più realistici. Certo, la strada è lunga e piena di ostacoli, ma non è impossibile risalire. Serve pazienza, rigore e una visione chiara.
Casi famosi come quelli del Parma, della Fiorentina o del Palermo dimostrano che anche dopo un crack finanziario è possibile tornare competitivi. Ma ogni volta che succede, è un monito: il calcio non è solo passione, è anche gestione.
Tra sogno e realtà
Certo, Monte Carlo fa venire in mente yacht, casinò e feste esclusive. Ma per chi ci vive davvero, e non solo di passaggio, la faccenda si complica. Keita Baldé, ex attaccante del Monaco, dell’inter e della Lazio ora al Monza, lo ha raccontato senza troppi giri di parole, dicendo che si spende una fortuna. E non si riferiva solo al traffico. Come riportato da Fanpage, fa riferimento agli affitti che toccano i 50.000 euro al mese, e un semplice caffè che può costare anche 20 euro.
Durante i suoi anni nel Principato, tra il 2017 e il 2021, ha imparato che non basta avere un conto in banca pieno. Vivere da residente è tutta un’altra storia rispetto a una vacanza veloce. Keita ha raccontato che proprio in quel contesto ha iniziato a riflettere sul valore dei soldi e sull’importanza di restare lucidi, mentalmente svegli.

Una palestra di vita
Come riportato da Fanpage, quella che poteva sembrare solo un’esperienza fastidiosa si è rivelata, invece, una vera e propria scuola di vita. Keita ha avuto modo di conoscere da vicino il mondo della finanza, confrontandosi con ex banchieri che poi sono diventati suoi consulenti. A 22 anni si è trovato a gestire una realtà che molti, alla sua età, faticano anche solo a immaginare.
Il dettaglio curioso è arrivato da un incontro particolare: un ex direttore di banca gli ha detto che nessun calciatore gestisce i soldi come faceva (e fa) lui. Non un complimento da poco, in un mondo in cui a volte si brucia tutto troppo in fretta – tempo, talento, e anche soldi. Insomma, basta veramente poco per andare in bancarotta!