In una lunga intervista rilasciata al “New York Times“, Romelu Lukaku parla della sua nuova esperienza con la maglia dell’Inter:
“Quest’estate sono stato deciso, già dal precampionato in Australia dissi a Pogba che al Manchester United avevo finito. Eravamo considerati la causa della caduta dello United e ogni scusa era buona per criticarmi, da lì ho iniziato a chiedermi come sarebbe andata se fossi rimasto in Inghilterra. Non porto rancore, lì sono stato benissimo, ma ho sentito l’esigenza di cambiare e iniziare da zero, ricostruendo la mia reputazione”.
“È una piaga troppo presente nel calcio, a volte penso “segno, vinco e vado a casa”. Mi sono confrontato molte volte nella vita con situazioni di questo tipo, poi costruisci una sorta di guscio. Tiro fuori la rabbia sul campo”.
“Non si parla mai della mia abilità quando sono paragonato ad altri attaccanti. Il mio dribbling è buono: posso fare un doppio passo, posso saltare un avversario. Ricordo un commento di un giornalista che diceva che lo United non avrebbe dovuto prendere Lukaku perché non è un calciatore ‘intelligente’. Giocatori come Thierry Henry, Nicolas Anelka, Marcus Rashford, Anthony Martial sono considerati sempre tecnici e di qualità. È solo che alcuni giocatori sono sempre visti in un modo particolare”.
“Cristiano Ronaldo mi ha detto che questo è il campionato più difensivo e più duro del mondo. Ha detto di aver segnato gol ovunque, ma questo è stato il posto più difficile per farlo. E se Cristiano Ronaldo pensa che sia difficile, allora deve essere davvero difficile. È più difficile dell’Inghilterra, Il calcio è più intenso lì, ma qui è un altro modello di gioco”.
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