Il Barcellona e la nazionale spagnola, poi l’alcool ha preso il sopravvento | “Ho iniziato a bere molto”

Illustrazione di una persona mentre beve (Canva FOTO) - lagoleada.it
Purtroppo, dopo aver giocato ad altissimi livelli, ha ceduto all’alcol. La situazione è stata davvero terribile!
Il rapporto tra calciatori e alcol è sempre stato un argomento spinoso. Nonostante la disciplina richiesta a certi livelli, la tentazione della bottiglia ha coinvolto più di una stella del pallone. A volte è un vizio nascosto, altre un problema esploso sotto i riflettori.
George Best, icona del Manchester United, ne è stato il simbolo più tragico: talento puro, vita sregolata, carriera bruciata. Ma anche giocatori moderni come Ronaldinho o Adriano sono finiti più volte al centro delle cronache per eccessi legati all’alcol.
Non è solo questione di festa o sregolatezza: spesso dietro c’è disagio, solitudine, crolli mentali. L’alcol diventa una valvola di sfogo, ma mina forma fisica, reputazione e, nei casi peggiori, la carriera stessa.
Oggi i club monitorano tutto, ma il rischio non sparisce. E se anche i social accendono i riflettori, resta un problema umano prima che sportivo. Non basta essere forti coi piedi, serve anche testa.
Una situazione particolare
Durante la pandemia, quando il mondo si è fermato all’improvviso, anche per Héctor Bellerín è cambiato qualcosa. Come riportato da Cronache di Spogliatoio, abituato al rumore degli spalti e alla pressione degli allenamenti, ha trovato nel silenzio del lockdown un’occasione, o forse un bisogno, di rivolgere lo sguardo altrove.
I primi libri che ha preso in mano non erano romanzi, ma testi divulgativi, saggi, letture che potevano offrire ordine in un momento confuso. Poi, un passo alla volta, quei libri sono diventati altro: non più solo strumenti, ma compagni di percorso. I suoi gusti si sono raffinati, guidati anche da consigli ricevuti nei circoli di lettura che ha iniziato a frequentare successivamente.

Il bisogno di riempire il vuoto
Ma questa trasformazione non è arrivata da sola. In un’intervista a The Guardian, riportata da Cronache di Spogliatoio, il calciatore ha raccontato che, all’inizio del lockdown, aveva cominciato a bere più del solito. Niente di clamoroso o distruttivo, ma abbastanza da accorgersi che l’alcol era diventato una scorciatoia per sopportare giornate tutte uguali, senza campo né scadenze.
I libri, però, sono riusciti a sostituire quel vuoto in modo più solido. Non si tratta di una redenzione improvvisa, né di una fuga, ma di un riassetto. La lettura è diventata la sua routine, il suo modo per restare lucido. L’alcol non è sparito del tutto, ma ha perso centralità, messo in ombra da un’attività che ha iniziato a nutrire il pensiero, invece che addormentarlo.