Immagine in evidenza: Pietro Iemmello - crediti: foto di Mario Marino (RIPRODUZIONE RISERVATA)
Intervistato dai colleghi de La Gazzetta dello Sport, l’attaccante del Catanzaro Pietro Iemmello ha avuto l’occasione di ripercorrere le sue tappe di vita e carriera, non dimenticando ovviamente quella di Foggia, dove nell’arco delle stagioni 2014/15, 2015/16 e 2018/19 ha messo a referto 60 gol e 12 assist in 103 presenze complessive.
“Carattere ribelle? Ero molto istintivo. Poi negli anni sono cambiato, adesso conto fino a 5, allora no. Qualche lite di troppo con allenatori e dirigenti, non dovevo. A Lanciano scappai dal ritiro, ma il ds Leone e l’allenatore D’Aversa capirono. Altri no, e questo mi ha fatto perdere un po’ di tempo. Se alla fine hanno vinto le mie qualità? La svolta a Foggia con De Zerbi, da lì mi prese il ds Angelozzi a Sassuolo: volevano mandarmi in prestito, ma ero terzo attaccante dopo Defrel e Matri, ho voluto giocarmela e sono arrivato a segnare a San Siro, battendo con i miei gol l’Inter col Sassuolo e il Milan col Benevento” – dice Iemmello.
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“Si racconta che a Foggia il gioco d’azzardo le abbia creato qualche problema, c’è stata anche un’auto bruciata e un’aggressione in campo quando vi è tornato da avversario” – chiede il collega Nicola Binda. Pronta la risposta dell’attaccante: “A La Spezia dicevano che ero gay, a Foggia mi accusavano di queste cose. In realtà a Foggia era stato terribile, mi sono fidato dei dirigenti e ci ho rimesso 250mila euro. La verità è questa: se giocavo a poker o a una macchinetta, che male c’era?“.
Il soprannome che lo ha accompagnato per tutta la sua carriera è Re ed è così, ovviamente, che lo chiamano in quel di Catanzaro: “Anche a Foggia era così, per la verità… Mi fa piacere, ma a volte me ne vergogno un po’“.
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