Una coppa che ha il “potere” di cambiare le vite, quelle dei senzatetto e presto potrebbe sbarcare anche in Italia. A giorni infatti si saprà se sarà Roma ad ospitare la Homeless World Cup 2020, il campionato del mondo di calcio per senzatetto.
L’idea in realtà non è nuova ma sta prendendo piede da poco. Tutto è nato in Scozia dalla Homeless World Cup Foundation che ha inaugurato la prima edizione nel 2003 e l’ha portat avanti di anno in anno. Nel 2009 si è svolse a Milano e sta crescendo sempre di più, al punto che coinvolge ormai ben 74 Paesi partecipanti, con nazionali maschili e femminili.
Perché il pallone è come un seme, che attecchisce ovunque
dice Antonio Meo, presidente e responsabile del comitato organizzatore di Roma 2020.
Il calcio è un linguaggio molto potente, che abbatte le barriere. Quando abbiamo cominciato non avrei mai pensato a un successo del genere: siamo andati ben al di là delle nostre aspettative, ma ci rendiamo conto che possiamo fare ancora di più, sia per cambiare la vita dei senzatetto, sia per cambiare la percezione esterna nei loro confronti. Roma è una città iconica, una delle più importanti al mondo e ha buone possibilità di essere scelta, anche per l’appoggio del Vaticano. Il calcio ufficiale? Ha capito subito l’impatto del nostro lavoro, la Uefa ci dà un grosso supporto, mentre ambasciatori come Cantona, che insegnava a calciare i rigori ai nostri ragazzi, Neymar a Rio o Materazzi nell’edizione di Milano 2009 ci aiutano di volta in volta a veicolare il messaggio nel modo più efficace
spiega lo scozzese Mel Young, fondatore e presidente della Homeless World Cup Foundation, che assegnerà l’evento per il 2020. Diverse le vite cambiate grazie al calcio come quella di Michelle Da Silva, da senzatetto delle favelas brasiliane a calciatrice professionista convocata anche nell’Under-20 del Brasile.
Foto: Mondiali.it
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