Ha giocato nella Juve di Ancelotti: soldi e notti brave gli rovinano la carriera | Oggi lavora in un call center

Ancelotti (a sinistra) ai tempi della Juve (Altervista foto) - www.lagoleada.it
Da condividere uno spogliatoio con Zidane e Del Piero ai campetti di calcio amatoriale, reinventandosi da zero
Giocare per una squadra blasonata come la Juventus rappresenta per molti calciatori un vero e proprio punto di arrivo. Se in molti riescono a raggiungere il professionismo, anche a buoni livelli, solo in pochissimi possono dire di aver parteggiato nell’élite del calcio.
Che si tratti di giovani italiani cresciuti indossando proprio quella maglia durante le sfide con gli amici al campetto, o di prospetti provenienti dalla parte opposta del globo, la sostanza non cambia: perseguire il proprio sogno fino ai vertici del pallone globale ha un significato speciale.
Nel corso della plurisecolare storia della Vecchia Signora è inevitabile che alcuni giocatori abbiano lasciato il segno più di altri: si potrebbe partire con il citare “Il Presidentissimo”, Giampiero Boniperti, affiancato nel Trio Magico da Omar Sivori e John Carles.
Si potrebbe poi menzionare “Le Roi” Michel Platini, il “Divin Codino” Roberto Baggio, il leggendario Capitano Alessandro Del Piero, che al momento del suo addio consegnò la fascia allo storico numero 1 Gianluigi Buffon, fino ad arrivare, ai tempi contemporanei, con l’approdo in bianconero di Cristiano Ronaldo.
Più di una promessa mancata
Tra i numerosi volti, noti o più “di nicchia”, passati dalla Juventus c’è una storia che risalta rispetto alle altre. Non soltanto quella di un promettente astro andato via via spegnendosi, ma quella di un uomo che, fuori dal campo, si è trovato costretto a reinventarsi come mai avrebbe creduto. E’ l’estate del 2000 e la Vecchia Signora, allenata da Carlo Ancelotti si prepara ad accogliere due profili in arrivo direttamente dai Paesi Bassi: il primo, indubbiamente più in grado di lasciare un segno a Torino, ma mai quanto nella sua successiva esperienza a Manchester, è Edwin Van der Sar, mentre il secondo è un giovane di diciotto anni che non ha ancora mai esordito nel professionismo a livello “senior”.
E se un ragazzo ancora acerbo riesce ad entrare a far parte di uno spogliatoio che pullulava di campioni assoluti, a partire da due icone del calcio europeo e mondiale come Alessandro Del Piero e Zinedine Zidane (futuro pallone d’oro), vuol dire che le potenzialità dell’interprete dovevano essere davvero esaltanti. Sergio De Windt, questo è il nome del giovanissimo olandese che la Juventus, sospinta anche dalla fiducia del connazionale Edgar Davids, accoglie all’interno delle sue fila. La preparazione ha inizio agli ordini di Ancelotti nel corso dell’estate, fino a quello che resterà per sempre il suo momento di assoluto apice raggiunto in maglia bianconera, con l’esordio nella sfida del Trofeo Birra Moretti contro l’Inter del 3 Agosto 2000, subentrando al compagno Maietta.

L’inizio dell’inesorabile declino
Dopo questa prima comparsata nel grande palcoscenico qual era la Serie A dell’epoca, De Windt non riuscirà mai più a trovare spazio con la prima squadra, restando prevalentemente impegnato con la Primavera, con la quale si troverà costretto a fare i conti con un infortunio al ginocchio, che lo terrà ai box per molto. Dopo l’annata 2000-01, terminata con l’amaro in bocca per la Juventus, superata in classifica dalla Roma, distante soli due punti, Ancelotti viene sollevato dall’incarico in favore del ritorno di Lippi, con il quale lo spazio concesso al giovane continuerà a latitare, complice anche una serie di atteggiamenti extra campo da definire quantomeno esuberanti, maldigeriti dalla dirigenza.
De Windt non ha altra possibilità che tornare in Olanda, convinto di poter dire la sua almeno sui campi dell’Eredivisie, ma anche delle serie minori nel Paese dei tulipani, ma i piani non vanno come ci si auspicava. Il giovane astro nascente del calcio olandese si ritrova costretto a guadagnarsi da vivere non rincorrendo un pallone, ma lavorando in un call center della KPN, proseguendo comunque la pratica sportiva a livello amatoriale. E ad oggi? Le sue tracce, secondo quanto riporta Goal.com, si sono perse completamente.