“Nei cuori della gente”, cosa rappresenta Maradona per Napoli

Maradona ai Quartieri Spagnoli (Napoli), crediti: Antonio Piazzolla/lagoleada.it - RIPRODUZIONE RISERVATA
Era un grande giocatore ma bisognava gestirlo. Pur essendo argentino, è rimasto napoletano
sono le parole di Corrado Ferlaino, ex presidente del Napoli, parole che meglio descrivono Diego Armando Maradona.
Maradona ha rappresentato per questa città qualcosa di unico. Era un grande giocatore ma bisognava gestirlo. E a Napoli lo abbiamo gestito bene. I napoletani amano Maradona non solo per i suoi enormi meriti sportivi, ma anche perché pur essendo argentino è rimasto napoletano
Effettivamente la parole di Ferlaino trovano riscontro anche solo camminando per la città. Siamo nei Quartieri Spagnoli, dove le gigantografie di Maradona sono un po’ ovunque, sono tra le case, accanto ai numeri civici; è un’icona rimasta nei cuori della gente.
Camminando si respira ancora l’aria di quello che è stato, un periodo sportivo ma anche soprattutto sociale. Un vero e proprio culto, il culto di chi ha lasciato il segno, facendo ciò che ama. E del resto dovrebbe essere questo il senso della vita. Agli angoli delle strade si vendono ancora maglie e sciarpe che lo commemorano e la sua immagine si accosta e, ben si sposa, a quella di santi e cari che non ci sono più.
Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires
Maradona lo disse al suo arrivo a Napoli, nel corso della presentazione ufficiale allo stadio San Paolo, il 5 luglio 1984, davanti a 80mila tifosi. L’argentino ha rappresentato un mezzo di rivalsa nei confronti del Nord, in un contesto sportivo dove dominavano solo squadre settentrionali. Il Napoli di Maradona vinse due scudetti e una Coppia Italia nella stagione 1986-87, “accoppiata” che – prima di quel momento – riuscì solo a Torino e Juventus.
In futuro imparerò a volermi più bene, a pensare di più alla mia persona. Non mi vergogno però. Non ho fatto male a nessuno, salvo a me stesso e ai miei cari
El Pibe de Oro lo disse a conclusione della sua esperienza napoletana, il 17 marzo 1991, quando un controllo antidoping, al termine della partita di Napoli-Bari, diede risultato positivo alla cocaina. Ed anche se la sostanza stupefacente non migliora le prestazioni calcistiche, ma anzi le peggiora, è prevista comunque una squalifica.
Mi dispiace, sento una profonda malinconia, soltanto questo. Non voglio più essere costretto a giocare anche quando non sono in grado, a farmi infiltrare di cortisone perché devo essere in campo per forza per gli abbonamenti, per gli incassi, perché bisogna vincere a qualunque costo per lo scudetto o per la salvezza, perché in ogni partita ci si gioca la vita. A me gli psicologi stanno cercando di levarmi il vizio della cocaina, non quello di vivere
E proprio quando terminò la sua carriera, a Napoli cominciò il suo culto, quello di un santo-eroe delle periferie, quello dei sogni che possono diventare realtà, quello del potere di poter cambiare la propria vita passando da una favelas al paradiso.
Raccontare cosa significa Maradona per Napoli è un qualcosa di assai complesso e per nulla banale, per questo continueremo questo viaggio tra graffiti e racconti della gente.
Foto: Maradona ai Quartieri Spagnoli (Napoli), crediti: Antonio Piazzolla/lagoleada.it –
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