TrapMania, tutte le frasi cult di Giovanni Trapattoni
Giovanni Trapattoni, cuore, grinta, carattere e cultura. Il Trap è amato in Italia e all’estero al di là dei suoi successi conquistati sul campo, da calciatore prima e soprattutto da allenatore poi.
Il Trap è uno stile di vita, è la passione fatta persona. È anima e sacrificio ma soprattutto tanta saggezza. Come dimenticare la perla “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco” (tradotta anche in inglese)? E poi ancora lo sfogo contro Thomas Strunz, un video cult. Ma il Trap è ancora lacrime agli occhi, l’Europeo sfumato all’ultimo nel 2000 e l’ingiustizia subita ai mondiali del 2002. Così, in occasione dei suoi 80 anni, abbiamo raccolto le più frasi del Trap:
Mai dire gatto se non ce l’hai nel sacco.
La Juventus è un po’ nel mio DNA, quindi la conosco bene. È come un drago a sette teste, gliene tagli una ma ne spunta sempre un’altra. Non molla mai, e la sua forza è nell’ambiente: il Piemonte è ancora un’isola felice, senza le tensioni di Milano e Roma, e i giocatori possono prepararsi al meglio.
Mia moglie mi domanda sempre, quando smetterai? E io invariabilmente le rispondo, un giorno. Lei prova sempre a farmi dimenticare il calcio, ma senza grande successo.

Parere e non essere è come filare e non tessere.
Noi non abbiamo vie di mezzo: o stiamo sulla luna o andiamo nel pozzo.
Il pallone è una bella cosa, ma non va dimenticata una cosa: che è gonfio d’aria.
Sia chiaro però che questo discorso resta circonciso tra noi.

Gianni Agnelli era un grande esteta del calcio, voleva vincere, ma prima di tutto amava i grandi giocatori, che fossero della Juve o avversari: da Hamrin a Baggio, passando per Sivori, Platini e Maradona […] Era capace di valutare le persone, e non solo i calciatori, con incredibile sintesi e perspicacia.
Non mettiamo il carro davanti ai buoi, ma lasciamo i buoi dietro al carro.
Il propagandarsi o l’essere il protagonista comunque sulla base quotidiana dei mezzi di comunicazione, è una esigenza che molti hanno ma che è altamente inflazionistica.
Una partita ostica, ma anche agnostica.
È una sconfitta che non deve scalfiggere il campionato.

È una sconfitta che non deve scalfiggere il campionato.
La palla non è sempre tonda, a volte c’è dentro il coniglio.
Non sono né la Lollobrigida, né Marylin, non merito tante attenzioni, sebbene spesso abbia anch’io un bel culo!
Credo che già precedentemente ebbi modo di dire, tante volte il tocco delle campane è bene sentirli tutti. In genere c’è il din don dan nelle campane, no? Sentire magari il solito rintocco din din din va a finire che non si sente il don dan, quindi c’è un’altra musica. Io ho voluto chiarire alcuni concetti”.
Nel mondo di oggi, conta più l’immagine che l’essere. Io preferisco essere. Io, orco zio, quando guardo sotto il tavolo voglio trovare le mie gambe.”

Questo mio atteggiamento è un attestato. E io ci credo molto perché è credibile.
“Posso spezzare ancora una lancia a favore? Mi sembra che qualche mese fa si sia parlato di una nuova filosofia, no? Il famoso passaggio indietro che non dovrebbe interrompere la cosa, qui siamo sulla barriera veloce, gli daremo di punta la punizione per accelerare i tempi e l’ostruzionismo di fermare il gioco in questo senso dico che sia, c’è un orientamento anche in tale senso di portare un miglioramento a quello che è l’interruzione o me.”
Nella foto in alto Giovanni Trapattoni mostra una maglia con la sua frase più celebre. Crediti: Dagospia