Immagine in evidenza: Mario Somma - crediti foto: pagina ufficiale Facebook Calcio Foggia 1920 (frame da video)
Nella tarda mattinata odierna, il tecnico del Foggia Mario Somma ha presentato la sfida di campionato con la Viterbese, in programma alle 14.30 di domani: tutte le sue dichiarazioni.
“Definire ‘emozione’ per il debutto è riduttivo: è un rinascere al cospetto di una realtà importantissima, di grande prestigio. Massima attenzione e concentrazione nei minimi particolari, massimo impegno manifestato con tante ore passate al campo con o senza la squadra, insieme allo staff a controllare tutto quello che si può cercare di controllare per essere pronti al massimo delle nostre possibilità. Il mio stato d’animo è di emozione e concentrazione: c’è un mix tra le due cose e non può essere diversamente, emozione perché come ho detto si rinasce e riparte personalmente, concentrazione perché so benissimo dove mi trovo e che responsabilità ricopro”.
“La Viterbese è una squadra forte: lo è nell’organizzazione di gioco, nei singoli giocatori, in tutti i reparti. È una squadra temibilissima perché capace di saper far bene tante cose: è una partita che, se guardiamo la classifica, può sembrare scontata ma se conosciamo la realtà dell’avversario e abbiamo analizzato le ultime gare, siamo consapevoli di avere di fronte una grande squadra che renderà la vita difficile a qualunque avversario da qui alla fine del campionato perché ha tutte le carte in regola per arrivare ad una salvezza“.
“Abbiamo la fortuna di avere una rosa di giocatori duttili, che possono ricoprire vari ruoli in diversi sistemi di giochi. Schenetti è uno di questi: quello che conta è che giochi e sia in gara, poi se sarà qualche metro più alto o più basso lo determinerà anche la forza dell’avversario ed il baricentro di gara che faremo in quel momento. È un giocatore che ci può dare e dà tanto equilibrio in tutte le fasi, sia difensive, di palleggio e conclusive: è un giocatore che cercheremo comunque in tutti i casi di far rimanere a ridosso dell’area di rigore avversaria, perché è un giocatore che determina ed è giusto che abbia le possibilità per esprimere le sue qualità. I suoi numeri dello scorso anno sono da grande giocatore, non a caso il Foggia come ne ha avuto l’opportunità è andata sul ragazzo riuscendo a portarlo a casa, sconfiggendo la concorrenza. È un giocatore che ci terremo ben stretto, a seconda di quella che sarà la disponibilità degli altri giocatori che in questo momento ci danno più garanzie”.
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“Nei primi tempi con Juve Stabia e Fidelis Andria non soltanto la prestazione non è stata all’altezza, ma il rischio di prendere gol è stato abbastanza elevato. Bisogna fare di necessità virtù: ci sono dei momenti in cui si può essere propositivi anche con un baricentro molto alto e fare la gara, altri in cui devi contenere. Probabilmente nella scelta delle formazioni e del baricentro di gara in quel momento era più opportuno contenere piuttosto che andare allo sbaraglio: se avessimo fatto una partita con un atteggiamento diverso, già abbiamo rischiato tanto con un atteggiamento molto guardingo, pensiamo a cosa sarebbe potuto succedere con un atteggiamento molto propositivo – probabilmente avremmo rischiato molto di più e saremmo magari anche caduti. Diciamo che con un pizzico di fortuna ed una scelta iniziale di essere un po’ guardinghi (c’erano ragioni per una scelta del genere) siamo stati capaci di portare a casa i risultati. In conferenza stampa di presentazione ho detto una cosa ben stampata in mente: l’essere un allenatore, un giocatore, un dirigente, un presidente del Foggia significa giocare bene oltre a portare il risultato per quella che è la cultura di questo pubblico, di questa piazza che ha visto un calcio non soltanto positivo dal punto di vista dei risultati ma un calcio spettacolo quello vero, non quello molto spesso decantato ma poi poco visto, qui si è visto quello vero – naturalmente ci riferiamo in particolar modo alla gestione di Zeman, soprattutto a quella dei primi anni della novità, del 4-3-3 zemaniano e anche dell’innovazione del calcio di De Zerbi, dove per primo qui a Foggia è riuscito ad esprimerci come lui aveva in mente di far giocare le sue squadre. Il pubblico di Foggia è esigente sulla qualità di gioco e tu devi essere altrettanto bravo a poterlo fare, però in questo momento noi non possiamo pensare in modo propositivo e forse anche arrogante, perché questo vorrebbe dire lasciare il fianco ad una squadra con giocatori come Polidori, Mungo, Jallow oltre a Marotta parlando degli offensivi: sono giocatori che se gli lasci il fianco se lo prendono, perché hanno esperienza e vinto, sanno cosa significa giocare a certi livelli, sotto pressione, con pubblichi così importanti. Dobbiamo stare attenti, perché prestare il fianco in questo momento vuol dire rischiare molto e noi siamo una squadra che attualmente deve ritrovare la condizione di giocatori importanti per poi mettere in campo la vera, effettiva qualità di questa squadra. Oggi diciamo che qualche volta dobbiamo apportare degli accorgimenti e qualche volta a partita in corso potremmo cambiare, da lì poi prendere una squadra che ci faccia esprimere diversamente. Sarà una partita molto, molto difficile e delicata perché abbiamo di fronte un avversario molto, molto forte, un allenatore che sa il fatto suo ed è una squadra che deve recuperare posizioni e fare punti; ci aspettiamo una partita difficile dove un episodio come sempre può spostare gli equilibri, nel bene e nel male”.
“Ho commesso un errore di comunicazione molto importante durante la mia presentazione, quello di non salutare Fabio Gallo; è una cosa di cui mi sono pentito e di cui ne ho parlato con i ragazzi dello staff, perché sono del suo staff. Non ho preso una squadra in crisi ma in salute grazie al suo lavoro e dello staff, una squadra che ha una condizione tattica, atletica e psicologica ottima – non a caso, non vorrei sbagliarmi, ma nelle ultime sette partite il Foggia è primo in classifica: questo al cospetto di una squadra come il Catanzaro fa capire il tuo lavoro, perché al Catanzaro non si può che fare i complimenti. L’essere in questo momento già al pari loro è tanta roba, per di più avere un punto in più ti fa capire che sei subentrato al cospetto di una squadra che sta bene, quindi non hai bisogno di dover fare grandi cose o intervenire su grandi cose, questo naturalmente grazie soprattutto al lavoro di Fabio e del suo staff; non ho avuto modo di sentirlo, è una cosa che mi sono ripromesso di fare al più presto perché voglio aspettare momenti diversi dove le tensioni si stemperino, perché immagino quanto lui sia dispiaciuto di questa situazione. Il mio pensiero appartiene al mio carattere: io sono un pressing costante nella vita. Essendo uno che ama fare la partita, dominare il gioco, mi propongo e lo dice il mio curriculum: da dove sono partito e per dove sono arrivato, se avessi cercato di speculare non sarei arrivato da nessuna parte. Se sono arrivato ad ottenere qualcosa nella mia carriera, costellata da tanti esoneri (molto spesso caratteriali più che tecnici, per rapporti più che per un discorso prettamente tecnico – difatti molte volte venivo esonerato dopo dei pareggi, questo fa capire che non c’erano problemi probabilmente urgenti su cui intervenire dal punto di vista tecnico, bensì rapporti logori all’interno del gruppo dirigenziale), se come persona ho l’identità di essere uno a cui piace il pressing, attaccare, essere propositivo e vedere il bicchiere sempre mezzo pieno e mai mezzo vuoto, il mio intento è quello, però poi scatta il meccanismo della razionalità, dei capelli bianchi, dell’esperienza, di capire che non puoi mandare allo sbaraglio qualcuno se non è nelle condizioni soprattutto psicologiche – nemmeno fisiche o tattiche – perché poi gli eventi che succedono condizionano il pensiero di alcuni giocatori: ce ne sono alcuni che magari con un allenatore hanno capito che la loro collocazione è fino ad un certo punto, ma nel momento in cui c’è un cambio tecnico tutto si rimette in gioco e allora quelli che magari si sentivano tranquilli probabilmente si risentono in discussione, c’è un discorso psicologico da dover curare. In questo momento stiamo rinunciando tra i titolari ad un giocatore, che io ritengo in assoluto uno dei più forti in rosa e per cui io stravedo perché fortissimo che può dare grandissimi vantaggi però devo fare una scelta, o esuberanza in questo modo o equilibrio nell’altro, in questo momento scelgo l’equilibrio. Lui è penalizzato e spero lo sia ancora per poco: quando avremo tutta la rosa a disposizione (quindi Beretta, Vacca, Di Pasquale e tutta la rosa), probabilmente il mio pensiero diventerà più concreto e realizzabile, oggi devo stare attento tantissimo all’equilibrio perché in questo momento non hai la possibilità di recuperare un passo falso. Stiamo molto attenti, abbiamo un primo obiettivo da raggiungere e cercheremo in tutte le maniere di poterci arrivare: abbiamo dei competitor molto forti e agguerriti, con qualità, direi almeno quattro-cinque squadre che possono tutte puntare allo stesso obiettivo. Ci saranno molti scontri diretti di qui a pochissimo, nelle prossime quattro partite il nostro destino avrà un discorso un po’ più chiaro. La sintesi di ciò che voglio dire è che sono uno a cui piace il pressing“.
“L’ambiente è ottimo, eccezionale, ti coinvolge. Al ritorno da Andria siamo stati accolti dai ragazzi che tornavano dalla trasferta con fumogeni, cori, entusiasmo pazzesco e alle stelle, questo non può che far bene: non posso che prendere atto della positività e della grande responsabilità che abbiamo. Per quanto riguarda il gruppo, soprattutto per la gara di Andria abbiamo avuto tante defezioni: Leo ha avuto l’influenza, se l’è portata avanti ed è rientrato negli ultimi giorni, lo stesso è successo a Peralta e Iacoponi, tanti giocatori a mezzo servizio; altri non stavano proprio benissimo a livello muscolare o articolare, vedi Di Noia, Ogunseye. Avevamo tante difficoltà, in questa settimana alcune cose sono state riprese e altre sono un po’ stabili, resta poi il fatto che ci sono tre-quattro giocatori di un livello planetario per la categoria come Di Pasquale, Beretta e Vacca che al momento si allenano a parte per recuperare dagli infortuni. Il clima è di positività, c’è quel sorriso necessario per affrontare gli eventi con la consapevolezza delle tue forze: quando fai una battuta e cerchi di sollecitarli reagiscono subito, sia nel modo simpatico che professionale. Non ho avuto difficoltà a comunicare la formazione ed il modo di lavorare, perché c’è cultura, spirito di sacrificio e consapevolezza: questi sono giocatori forti. Ieri abbiamo visto la finale di Coppa Italia Serie C con un pizzico di rimpianto, perché avrebbe potuto essere la finale del Foggia (non dico la nostra perché c’era Fabio, se la sarebbe guadagnata veramente): è stato un Foggia molto sfortunato in quella circostanza – ho avuto modo di fare la telecronaca – perché ha trovato un avversario che ha beccato un jolly pazzesco, poi ai rigori è un terno al lotto. Nel vedere quella partita e calare te stesso ipoteticamente in uno scontro playoff contro squadre di quel livello, capisci quanto sia alto e devi essere tu altrettanto pronto, soprattutto psicologicamente. Il Foggia in organico ha tanti giocatori fortissimi che hanno vinto, sanno cosa significa vincere, avendolo fatto in piazze importanti, sotto pressione; questo aspetto fa stare un po’ tranquilli tutti quanti, ma capisco anche che ce ne siano anche dalle altre parti, ad esempio domani giocheremo contro una squadra che ha giocatori che hanno vinto, a Marotta e Mungo cosa vogliamo dire? Sono giocatori forti, forti, forti. Ho una considerazione di Mungo stratosferica e lui lo sa: ho avuto sempre grande stima nei confronti del ragazzo, dove a Cosenza in quella stagione con Braglia e tanti altri giocatori forti (da Tutino a Okereke) ha avuto modo di esprimersi al meglio e credo che per quella squadra sia stato tra i due-tre giocatori che abbiano fatto la differenza per portarli alla vittoria dei playoff, però noi ne abbiamo forti, anche noi sappiamo il fatto nostro“.
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