Immagine in evidenza: mister Tommaso Coletti - crediti foto: canale ufficiale YouTube Calcio Foggia 1920 (frame da video)
Al termine di Foggia-Taranto, il tecnico dei rossoneri Tommaso Coletti ha analizzato la sfida in sala stampa: tutte le sue dichiarazioni.
“Abbiamo regalato i primi 25 minuti, poi abbiamo iniziato a giocare, abbiamo dovuto prendere due sberle prima di farlo. Dispiace perché non si possono regalare minuti ad avversari, soprattutto ad avversari così cinici; dispiace perché al nostro risveglio avremmo secondo me meritato di recuperare la partita, al netto di episodi. Siamo stati molto pericolosi e avremmo potuto esserlo tanto di più contro una squadra che fa della difesa la sua arte maggiore, quindi era una partita tosta. Col vantaggio la partita si è naturalmente complicata: c’è da lavorare e migliorare il mondo. Ci vuole coraggio“.
“Cambio Peralta-Embalo? Ho pensato di mettere dentro forze fresche per continuare a spingere e recuperare la partita. Stava bene anche Diego, ho pensato che, con la sua freschezza in un momento in cui il Taranto era un po’ stanco e si era rintanato, avremmo potuto avere il guizzo vincente. Volevo solamente mettere forze fresche, Carlos ha fatto una grande partita, si è allenato bene tutta la settimana e sono felicissimo di questo. Volevo mettere forze fresche e giocatori offensivi per recuperare la partita“.
“Cosa salvo della partita? È stato un esordio deludente sotto il piano del risultato e per i primi minuti regalati, per il resto salvo i minuti ed il desiderio messo dopo di rivalsa di questa mezz’ora. Quando si impianta un’idea nuova fatta di coraggio e personalità ci vuole tempo, ci sono errori che fanno lasciare punti e me ne rammarico, ma fa parte del percorso e delle nostre idee, sono gli stessi concetti che ci portano ad arrivare in porta e fare gol o uno contro uno. Il lavoro deve essere limitare questi errori e diventare maggiormente pericolosi sulle azioni, molto semplice; finché la società crederà in noi e mi darà fiducia – spero che ne abbia e ci dia tempo – lavoreremo con entusiasmo e passione, affinché le partite come oggi degli ultimi 60 minuti diventino 97 minuti di partita coraggiosa per vincere. Non voglio stare a discutere di decisioni arbitrali e non voglio alibi, scordiamoci il passato: ora faccio l’allenatore e voglio essere giudicato per quello che sto facendo. Mi prendo parolacce se necessario e complimenti allo stesso tempo; non posso ridurre l’analisi della partita all’errore arbitrale, l’arbitro è un uomo e fa errori. L’errore c’è ed esiste in ogni partita del mondo, ma io voglio parlare di contenuti, migliorabili con impegno, dedizione, desiderio e passione con cui bisogna vivere questa città e questa squadra“.
“Perché Fiorini centrale e non Riccardi? Scelta tecnica, perché Fiorini è più portato a giocare nel modo che vogliamo. Ha già lavorato in passato in quel modo, Riccardi è un ottimo giocatore: l’idea è quella di portare tutti allo stesso livello. La speranza è portare Riccardi a giocare con coraggio, a migliorare le richieste nostre per fare questo tipo di gioco; non ci sono né titolari, né panchinari, c’era solamente la scelta della squadra più adatta secondo noi per questa partita. Al netto dei primi 25 minuti, abbiamo fatto ottimi 70 minuti finali, dove il Taranto non mi sembra ci abbia creato grandi pericoli“.
“C’è da modificare qualcosa a centrocampo? C’è tantissimo da migliorare: posizioni, coraggio, intensità, tante cose. Fa parte del percorso: se avessimo perso rintanandoci nella nostra metà campo, staremmo qui a parlare di una squadra senza coraggio che si difende. La nostra idea non è quella“.
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“Mercato? Millico era in tribuna oggi. Sul mercato non mi esprimo perché non sono la persona addetta a rispondere a questo tipo di domande, ci sono direttori e presidente. L’idea è una base di 4-2-3-1, i moduli sono numeri, ci sono i princìpi: l’occupazione nello spazio su cui bisogna lavorare nel dettaglio per far male nello spazio, con i giocatori tecnici che abbiamo possiamo far male, c’è da migliorare il mondo. L’idea è quella di prendere giocatori forti e veloci, che sanno fare l’uno contro uno e guizzare, per posizionarli nel modo migliore per far male all’avversario. Questo è stato il confronto avuto con la società, che poi deciderà e si confronterà a modo suo coi direttori. Sono discorsi del mercato che spettano ai direttori ed al presidente. Anche perché la base era 4-2-3-1, ma quando arrivamo in alto ruotavamo, eravamo 3-5 perché cercavo di sfruttare giocatori forti e portare Embalo dentro a cercare fraseggio, non di lasciarlo sempre fuori; avevamo Schenetti dentro, Tonin, giocatori tecnici dentro e tante volte siamo andati via nella maniera giusta. Non è facile, anche in un momento in cui si viene da un po’ di contestazioni, rumors, cose, c’è il mercato aperto… Ci sono una serie di situazioni: non prendo mai alibi, semplicemente situazioni su cui bisogna convivere cercando di tirare fuori il meglio possibile da questi momenti, senza cercare alibi. Abbiamo cercato di trovare l’idea per vincere la partita“.
“Qualsiasi altro allenatore avrebbe comunque avuto bisogno di tempo, se fosse venuto da una mentalità diversa dalla precedente. Se le cose non andavano bene, non si era contenti perché magari c’era meno coraggio e predisposizione, bisogna avere il coraggio di cambiare per portare quell’entusiasmo e la passione necessari, portando i ragazzi ad un’intensità totale al di là dell’aspetto tecnico-tattico. Spero non ci sia da pagare ancora dazio, perché sono questi schiaffi a farti migliorare, rendere conto ed essere vigile; l’idea di calcio va di pari passo con la fame, sennò va alzata. I 25 minuti non vanno regalati, perché poi per gli altri 70 io l’ho vista; ho ringraziato ai ragazzi, che in settimana si sono allenati con passione e impegno. Purtroppo la strada è impervia, se fosse facile e ci fosse il metodo per vincere penso che lo percorrerebbero tutti: si fanno errori e si percorrono strade. Bisogna essere convinti della strada che si percorre e noi lo siamo: finché la società ci darà la possibilità e avrà pazienza, continueremo a lavorare in questo senso. Secondo noi, al netto di discorsi di mercato e giocatori, si può creare qualcosa di stupendo che viva di passione, in linea con la gente che ha bisogno di coraggio. Ho vissuto 5 anni qua, la richiesta della gente è stata sempre quella: ha fame e voglia di vincere, non di non prenderle; non posso pensare di allenare il Foggia e pensare a non perdere. Oggi abbiamo provato a giocare dal basso e abbiamo perso, se ci fossimo difesi e avessimo perso 2-1 su due cross – ed eravamo davanti alla porta -, di cosa avremmo parlato? Comunque di un mancato coraggio. Purtroppo, quando si perde, si beccano le batoste e le critiche, è giusto così. Lavoriamo per migliorare tutti i giorni, tante ore: non c’è altra strada”.
“Perché abbiamo ‘iniziato a giocare’ dopo 30 minuti, cosa ha potuto frenare i ragazzi e perché tiriamo poco in porta anche quando giochiamo bene? Non lo so, ci sono aspetti mentali anche: magari dal momento da cui veniamo, potrebbe essere il mercato… L’obiettivo è migliorare queste situazioni per non migliorare altri minuti, è successo oggi. Vivo con la fiducia e col coraggio, proseguirò fin quando la società mi darà forza: quando la società riterrà opportuno fare altre valutazioni, la ringrazierò sempre, sono strafelice. Bisogna costruire in questa piazza, distruggere è facile, bisogna costruire tutti insieme: il Foggia è di tutti. Con gli errori mi prendo le parole, non c’è problema, alla fine ci vuole gente che vuole bene al Foggia“.
“Quale l’intenzione con l’ingresso di Beretta? Era mettere forze fresche davanti per andare a pressare, liberando Schenetti un po’ più fuori. Nel momento in cui si trovano squadre un po’ più chiuse in vantaggio, ci vuole il guizzo: speravo che liberando Schenetti un po’ più fuori ci fosse il guizzo, il cross giusto occupando l’area. Cercavo di liberare i giocatori perché dentro c’erano meno spazi in quanto il Taranto si era rintanato; l’idea era di mettere forze fresche e pressare in avanti, perché non c’era più tempo, dovevamo recuperare la partita. Tonin era stanco ed in panchina non c’erano tanti altri giocatori offensivi, ero limitato da questo punto di vista perché c’erano infortuni e gente acciaccata. Bisogna fare di necessità virtù, ho messo Jack che era fermo da due mesi ma che si è allenato bene una settimana sperando di liberare Schenetti e Peralta, cercando il guizzo per recuperare la partita. Volevamo essere offensivi per recuperare la partita, poi non è successo e mi dispiace; su qualche giocata e guizzo ci sono stati episodi discutibili, come ad esempio un rigore o una deviazione-gol. Quando le squadre si difendono, a tutti i livelli, non è facile trovare spazi, a maggior ragione se sono in vantaggio e non vogliono prendere gol, non è semplice. Cercavo semplicemente di mettere quei giocatori con un po’ di spazio per poter inventare“.
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