Immagine in evidenza: uno scatto di Foggia-ACR Messina 1-0 (Serie C - girone C 22/23) - crediti: foto di Mario Marino (RIPRODUZIONE RISERVATA)
Al termine della sfida vinta di misura dal suo Foggia contro il Messina, il tecnico rossonero Fabio Gallo ha analizzato il match in conferenza stampa.
È lecito sapere cos’ha detto ai ragazzi nell’intervallo?
“No, non è lecito perché non si può ripetere. Anch’io ho visto un primo tempo inguardabile, ho fatto i complimenti ai ragazzi perché eravamo zero a zero, ho detto ‘Siamo fortunati perché siamo 0-0, quindi possiamo ricominciare a giocare'”.
In media il Foggia ha toccato la palla molte volte, abbassata nella seconda frazione:
“Nel secondo tempo l’abbiamo toccata meno volte, l’abbiamo mossa più velocemente e la squadra secondo me ha fatto un secondo tempo all’altezza per spirito e qualità. Per il primo tempo, ripeto, ho fatto i complimenti ai ragazzi: ‘Complimenti, perché siete 0-0 (siete, perché quella del primo tempo non è la mia squadra) e quindi è andata bene. L’unica cosa che posso dire è state tranquilli che la perdiamo se andiamo avanti così, proprio non c’è possibilità di sbagliarsi’. Ho detto anche a loro alle 15.29: ‘Segnatevelo, la partita la perdiamo. O succede qualcosa di diverso…’ oltre a tutto il resto, che non si può ripetere”.
La ripresa è stata diversa, anche per il 4-3-1-2 e da quando Peralta ha ricoperto il ruolo da trequartista. Qual è il giudizio di Gallo sul Foggia visto nel secondo tempo e nella fattispecie del cambio di atteggiamento tattico nella ripresa:
“La partita volevo vincerla e, per come la squadra ha iniziato il secondo tempo, ho avuto forza nel farlo, perché altre volte nella mia carriera da allenatore è capitato che magari ti rendi conto che la partita ha quel filone lì, quindi meglio pareggiarla che perderla. La mia idea su questa squadra nella difesa a quattro non cambia nelle caratteristiche dei giocatori: sono stati bravi perché l’hanno interpretata bene, sono stati aggressivi, però secondo me si potrebbe rischiare troppo dall’inizio, però non è detto. Spero di poterci lavorare, perché non l’ho mai fatto con la difesa a quattro; una volta battezzata la difesa a tre, ho lavorato sempre in quel senso. Mi piacerebbe lavorarci per capire meglio, però in questo momento non c’è tempo per farlo: le partite sono una dietro l’altra, sono concetti, scorrimenti diversi, aggressioni diverse… Ci vuole del tempo, non esagerato, ma ci vuole del tempo: penso sia più utile per loro proseguire in questo senso.
Nel momento in cui vuoi e devi vincere la partita, contro un 3-4-3 bisognava lavorare coi riferimenti, ma soprattutto andare a creare superiorità numerica davanti la nostra e la loro difesa con il trequarti e con il play. Avevo i giocatori in campo per poterlo fare, ho tolto Rizzo perché ammonito (anche se dopo l’ha presa anche Di Pasquale), quindi mi sono tolto subito quel problema: ho messo tutti nei loro ruoli, Garattoni a destra, Costa a sinistra, Peralta sotto punta con la libertà di andare dove voleva. Penso sia stata un po’ la chiave di questa partita”.
Quali risvolti si celano dietro l’aspetto psicologico di questa squadra, scesa nel secondo tempo con un piglio nettamente diverso rispetto al primo?
“A me non piacciono le scuse, ormai avete imparato a conoscermi, sono sempre il più cristallino possibile, però il quotidiano nostro mette sempre pensieri, perché tu devi fare l’allenatore, lo psicologo, il papà, lo zio, il nonno, il fidanzato al femminile ogni giorno, perché in questo momento sappiamo poco. Non sempre i ragazzi sono liberi con la testa, non posso negarlo. Dall’altra parte, nella cazzìata importante di fine primo tempo gli ho ribadito a malo modo questo: ‘Sono novanta minuti, del resto parliamo dopo. Adesso c’è la partita, facciamo la partita perché questo 45 minuti siamo stati ridicoli ed è già tanto non essere usciti sconfitti e tra i fischi di tutto lo stadio, che ha tifato fino alla fine’, perché poi vedo la partita e sento: lo stadio ha tifato e spinto tutta la partita, anche quando abbiamo rischiato. Gratitudine la dobbiamo ma dobbiamo anche meritarcela, nel primo tempo non siamo usciti tra i fischi, ma il pubblico è stato bravo”.
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Peralta, tra i migliori in campo (se non il migliore) si è mosso molto bene con Vuthaj e Ogunseye. Un commento sui fischi all’attaccante albanese al momento della sostituzione:
“Ci sono dei capisaldi in questo momento in cui non si può prescindere, quindi la difesa a tre. Difesa a tre con Peralta sotto le due punte vorrebbe dire 3-4-1-2 ed è quello che secondo me questo Foggia ha patito all’inizio della stagione, i due centrocampisti centrali che non ci sono per caratteristiche: soltanto Odjer è quello più che può giocare nei due, gli altri sarebbero tutti adattati e io non posso adattare troppi giocatori. A me piace che Peralta da mezzala abbia giocato in fase di possesso tra le linee, quindi diventa un 3-4-1-2 in fase di costruzione nella loro metà campo, come a Viterbo, oggi, anche nel primo tempo quando la squadra ha fatto male; il problema è che noi nel primo tempo nella loro metà campo ci siamo andati poco, con palle lunghe o sempre sporche, non abbiamo sviluppato come in altre situazioni o come nel secondo tempo. Ci siamo messi a quattro però i princìpi sono gli stessi: gli esterni arrivavano uguale al cross, le punte attaccavano la porta, Peralta era già posizionato sotto le due punte – in movimento si può arrivare con la palla a destra, lui può arrivare facendo la mezzala a sinistra. In questo momento ci sono dei capisaldi da cui non ci si può discostare troppo.
Vuthaj ha lavorato, l’attaccante è un ruolo particolare: penso a Vuthaj ma penso ad Ogunseye, che è stato massacrato, poi dopo ha fatto un recupero straordinario e lo stadio si è esaltato. È vero, deve fare gol, però questi ragazzi lavorano, si impegnano: l’attaccante è un ruolo strano, ci sono momenti dove non riesci a fare gol ma lavori per la squadra e aspetti arrivi il momento opportuno. Questi sono i miei attaccanti, li devo proteggere e tutelare il più possibile, pretendendo più precisione, più tutto. I fischi fanno parte di questo sport: quando il pubblico non è contento perché sei stato comprato per fare gol e non lo fai, ti fischia, te li porti a casa, li smaltisci velocemente perché domani dobbiamo già lavorare e si ricomincia, punto e basta e vedremo domenica chi sceglierò, ma in serenità. Giochi a Foggia, se non accetti i fischi perché non fai gol a Foggia o perché sbaglia il rigore Petermann e poi dopo fa gol… Tutto mi aspettavo tranne che Petermann sbagliasse il rigore, non ne sbaglia mai uno. ‘Accidenti a te‘ – gli ho detto – ‘Hai tirato un rigore da 0-0’ perché ha tirato un rigore brutto per come li tira lui. Quindi questa è la realtà: i fischi li prende, li porta a casa, li smaltisce e si prepara per l’altra partita. Anch’io sono stato attaccato per i cambi e che faccio? Non alleno più, non dico più quello che penso? Se per qualcuno ho sbagliato, – magari poi mi sono reso conto che ho sbagliato anch’io, magari in un modo l’ho detto e nell’altro magari non sono d’accordo – mi prendo le critiche, sto zitto e vado avanti a lavorare, punto e basta”.
Questa squadra ha però una sorta di problema offensivo: ciò che viene costruito non sfocia spesso in gol e quindi non conquista punti.
“Dobbiamo cercare altre soluzioni come quella di oggi. In attesa che i miei attaccanti facciano gol – e sono sicuro che il momento arriverà – troviamo anche altre soluzioni come quella di oggi. Queste partite ‘brutte’ si risolvono in questo modo, con una palla inattiva fatta bene, con attenzione. Questa squadra lavora bene sulle palle inattive, abbiamo chi le calcia bene e chi impatta bene; lavoriamo su queste situazioni in attesa dei gol dei nostri attaccanti”.
D’Ursi disponibile domenica?
“Sinceramente non lo so. Oggi ha lavorato bene, ha fatto un lavoro personalizzato ma andando sul campo, correndo e spingendo; non so se domenica sarà disponibile, non può però avere una partita intera, perché in ogni caso è un mese che è fermo il ragazzo. Anche quando l’ho messo dentro ho fatto io qualche azzardo, perché per le caratteristiche degli avversari mi serviva D’Ursi per strappare e attaccare lo spazio, ma non si allenava; oggi non l’ho visto perché l’ha visto il preparatore recupero infortunati che mi ha detto il lavoro che ha fatto. Voglio vedere domani: per poter essere convocato, deve almeno fare due allenamenti con la squadra, altrimenti diventa difficile. Chiaro è che ci sono le partite di mercoledì e lunedì: penso che per lunedì col Catanzaro sicuramente, spero prima però da qui a domenica obiettivamente non lo so”.
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