Immagine in evidenza: mister Fabio Gallo in conferenza stampa pre Foggia-Fidelis Andria - crediti foto: screenshot dalla diretta Facebook del Calcio Foggia 1920
In tarda mattinata, mister Fabio Gallo ha presentato in conferenza stampa la gara di campionato tra il suo Foggia e la Fidelis Andria, in programma domani alle 14:30.
“Ritengo che questa sia la più difficile delle tre partite di questa settimana, primo perché è la terza partita, secondo perché l’ottovolante è sempre pronto a partire. Dobbiamo stare belli concentrati e coi piedi per terra, consapevoli che siamo in zona playout: poche chiacchiere, domani abbiamo una partita difficile contro una squadra che ha cambiato sistema di gioco e fatto una bella vittoria col Messina. Ai miei giocatori ho detto che è la sfida più difficile e che non abbiamo la possibilità di mollare un millimetro, altrimenti non potremmo fare questo lavoro perché non preparati con la testa”.
Manca Vuthaj. Davanti Ogunseye o Tonin?
“Io tengo in considerazione tutti, devo ancora decidere. Tonin mi dà la possibilità di giocare in un certo modo, Ogunseye è un giocatore che dà più riferimento. Tonin a livello morale sta bene perché ha capito di essere un giocatore che mi piace, è pronto per entrare dall’inizio. Ogunseye ha fatto gol, tanti insegnano che sfruttare la scia dell’entusiasmo del gol è importante. Vedremo, perché farò questa scelta sia in funzione dell’avversario che di come stanno; in ogni caso, è la terza partita quindi devo anche fare queste valutazioni”.
L’approccio dei giocatori subentrati è stato molto positivo nelle sfide precedenti. Risposta cercata e ottenuta?
“Questi sono professionisti pagati: se si fanno fuori, si fanno fuori velocemente. A chi non si fa trovare pronto posso dare una, due possibilità, dopodiché se alla seconda non si è pronti significa che la prima non è servita o non si è voluto servisse, quindi non si hanno più possibilità. Devono stare dentro questo progetto: o stanno dentro o sono liberi di dire che non gli sta bene di non giocare, le porte sono aperte quindi liberissimi. Chi sta lavorando con me mi sta facendo vedere, in questo momento, che è dentro ed è pronto ogni istante e l’hanno dimostrato martedì; chi non si farà trovare pronto – perché succederà che qualcuno che non pensa di verrà chiamato in causa – allora lì diventerà un problema“.
Rizzo ha giocato sempre terzino, ora è impiegato da braccetto. Qualche altro terzino all’occorrenza può ricoprire quel ruolo?
“Costa l’ha fatto, Leo lo può fare. La scelta di Rizzo è perché ha più frequenza rispetto agli altri due centrali (due che hanno giocato, tre compreso Di Pasquale) di tutti, è quello che può aiutare nella palla sopra. Secondo me l’ha fatto molto bene, è un ruolo che gli piace perché è intelligente. È una soluzione utile per me e interessante per lui: più ruoli sanno fare, più possibilità hanno di giocare”.
Come sta a livello di testa il Foggia?
“La testa è fondamentale per tutti noi. Se il nostro lavoro va bene, la nostra testa fa sì che tutto vada bene e sia veicolato verso qualcosa di positivo. Sono arrivati due risultati importanti, non per fortuna ma per prestazione, lavoro, determinazione. Quello che hanno fatto in allenamento lo hanno ritrovato in partita e ottenuto il risultato. Stanno bene con la testa, sono liberi: vedo che si inizia a cercare qualcosa di diverso quando si è in possesso, quindi c’è meno timore. Stanno abbastanza bene ma non devono stare bene perché la situazione è ancora molto complicata e, se si sta troppo bene, ci si rilassa e si va dall’altra parte”.
Il Foggia non ha mai fatto in questo campionato più di un gol in una partita.
“Anche col Crotone abbiamo avuto occasioni per chiudere la partita in modo più rotondo. Una spiegazione che mi sono dato e ho dato a loro è che quando non si è sereni, si arriva contratti all’impatto con la palla, si è frenetici e si ha voglia di determinare e spaccare la porta… Quando poi pensandoci la porta è di 7,32 m ed il portiere in piedi occupa 40 cm. Perché la forza e tirare addosso al portiere? La porta è tanto grande! Lì è la serenità, la tranquillità di chi si trova di quel momento ed è lucido: la lucidità arriva dalla condizione fisica, più sono allenato, meno arrivo stanco e più posso ragionare. È tutto un anello collegato all’altro su cui noi stiamo lavorando e su cui voglio arrivare con la mia squadra: voglio che i miei giocatori arrivino a gestire la partita con lo sforzo. Anche in quello, ne trarremo vantaggio in fase conclusiva – nella tranquillità e nella consapevolezza di”.
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Due gli indisponibili per domani:
“Il cambio di Sciacca tra il primo e il secondo tempo con la Juve Stabia? Non stava bene, aveva avuto un problema allo stomaco. Non è stato bene neanche il mercoledì, ieri e oggi si è allenato, quindi è disponibile. Sono tutti disponibili tranne Papazov che ha avuto un problema alla caviglia e chiaramente Vuthaj“.
Capitolo reazione: principalmente mentale o altro? Cosa ancora non piace al mister dei suoi ragazzi?
“Il primo tempo con la Gelbison è stato sufficiente: per attenzione era già un segnale importante di quello che stavano facendo ed erano passati solo due giorni – uno di lavoro -, però l’attenzione l’avevo vista in allenamento. Poi capita che prendi gol per un errore di lettura gravissimo della linea difensiva e poi è successo che c’è stato un blackout clamoroso: ho detto ai ragazzi che la non voglia di recuperare una partita non è ammissibile, non è una cosa che ognuno di noi può pensare di poter fare il non reagire e non provare a recuperare una partita, devono trovare gli stimoli dentro di loro. Allora ho cercato di lavorare sulla testa, di alzargli l’autostima facendo capire che le partite si possono riprendere e anche vincere dopo aver recuperato come perdere, ma la mia squadra non può sparire dal campo una volta subìto gol. Meritatamente la mia squadra ha reagito e fatto gol, recuperando la partita. È soltanto un lavoro che hanno fatto grazie a me che li ho spronati a fare questo – solo spronati, quindi potrebbero farlo tutti -, ma sono stati loro bravi a ricercare qualcosa per poter reagire, sennò sarebbe stato un libro già scritto”.
Sulla Fidelis Andria, prossimo avversario:
“Ha cambiato sistema di gioco. L’allenatore (Mirko Cudini ndr.) è un mio ex collega che conosco, con cui ho avuto piacere di parlare di calcio tre anni fa ad un webinar fatto ad Ancona: lui era venuto ad assistere ed avevo capito che aveva idee, ritengo sia un allenatore preparato, ha capito che la sua squadra era in difficoltà e l’ha cambiata, si stava giocando il posto. Per quello che ho visto è una squadra con discreto palleggio, buona determinazione e sa lottare per quello che deve fare, non sarà una partita facile. Non penso e non mi aspetto che vogliano venire qui in modo spavaldo, quindi per noi sarà ancora più complicato. È una squadra da prendere con le pinze, perché ha attacco della profondità, ha struttura nelle palle inattive… È uno scontro diretto, qualcuno se lo dimentica in maniera superficiale: tutti gli scontri diretti, per qualsiasi posizione, vanno presi con le pinze”.
Tonin e Ogunseye possono giocare insieme nel 3-5-2?
“Il 3-5-2 secondo me di base per quella che è la mia idea deve avere due attaccanti abili ad attaccare la profondità. Tonin lo fa, ha forza, è giovane e arriva da un’esperienza a Cesena dove ha giocato abbastanza, è una coppia che può giocare. D’Ursi ha uno strappo che non ha nessuno in questa squadra, è un giocatore secondo me sprecato nel giocare esterno, perché quando si hanno giocatori con frequenza del genere perché stringergli il campo quando gli va aperto il più possibile per sfruttare la sua qualità migliore – perché ha uno strappo allucinante? Ogunseye e Tonin possono giocare assieme e farlo anche in questo 3-5-2″.
Cosa vuole vedere il tecnico?
“Non mi sposto di un millimetro (nella conferenza stampa pre-Juve Stabia aveva parlato di crescita e decrescita ndr.). Continuità e non discontinuità, così cambiamo! Dobbiamo andare avanti, crescere e avere un’identità ben definita, facendo in modo che la crescita sia sotto tutti i punti di vista tecnico, tattico, fisico, realizzativo perché sennò si sta sempre ‘impiccati’. Mi piacerebbe fare gol nel primo tempo, cosa che mi sembra a memoria non sia successa”.
L’ingresso di Odjer con la Juve Stabia è stato determinante per i rossoneri:
“È entrato molto bene. Conosco le qualità di Moses, faccio delle scelte in funzione dell’utilità che possono avere per la squadra. Lui sta lavorando e sa di avere la mia stima, è entrato molto bene e fatto quello che gli avevo chiesto. A lui piace giocare davanti la difesa ma ha la forza per fare la mezzala, per andare ad aggredire, ribaltare l’azione e chiudere: è questione di dirgli in che cosa è bravo anche, non solo davanti alla difesa – è bravo anche ad attaccare, essere aggressivo in avanti… Ha una pulizia nel passaggio da playmaker, che può utilizzare da mezzala. Bisogna dirgliele queste cose, però si è fatto trovare pronto ed è stato bravo quando è entrato. È sicuramente un giocatore che tengo in considerazione, poi le scelte non mettono mai d’accordo nessuno, ma meno male perché sennò sarebbe tutto troppo semplice.
Stamattina ho fatto venti minuti di chiacchierata con Schenetti, perché sembra fuori da tutto in questo momento. Ho parlato con Andrea e gli ho spiegato la mia idea, ci siamo capiti e detti quello che vogliamo l’uno dall’altro. Non posso permettermi di perdere giocatori come Schenetti, Peralta, Odjer, nessuno. Il mio lavoro è quello di trovare una soluzione: in questo momento stiamo giocando 3-5-2, andiamo avanti a giocare 3-5-2? È un modulo con mille sfaccettature, quindi ogni giocatore deve capire dove potrebbe essere collocato per le sue caratteristiche. Dove si hanno problemi, bisogna lavorare in allenamento. Si deve essere sempre collegati, lucidi, pratici e semplici: più messaggi semplici do’, più sono di semplice comprensione”.
Quale potrebbe essere un nuovo ruolo per Schenetti?
“Potrebbe essere un buon play secondo me, che sa e fa giocare a calcio. Deve lavorarci: è un ruolo dove le corse non sono più in verticale ma in orizzontale, però ha piede e tempi di gioco. Lavoriamoci, ci devo lavorare in allenamento, ho parlato e vedremo di provarci. Poi dopo se è una cosa che non funziona, ognuno farà le proprie valutazioni e prenderà le proprie decisioni. In questo momento, non posso al 21 ottobre permettermi di perdere un giocatore di qualità come Schenetti, quindi devo fare in modo che lui rimanga dentro il mio progetto”.
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