Il fair play finanziario fa bene al calcio. Lo rivela uno studio, “Does financial fair play matter?“, condotto da tre ricercatori della Bocconi di Milano: Ariela Caglio, Donato Masciandaro e Gianmarco Ottaviano, in collaborazione con Sébastien Laffitte dell’ateneo ENS Paris Saclay.
“Grazie al fair play finanziario, il calcio europeo è più sano che mai. I profitti combinati dei club, pari a 600 milioni di euro nel 2017, rappresentano un notevole miglioramento rispetto alle perdite combinate di 1.700 milioni di euro del 2011, quando sono state introdotte le regole. Ciò dimostra chiaramente che il fair play finanziario funziona”
Aleksander Čeferin, presidente della UEFA
Come noto le regole sul fair play finanziario,introdotte dall’UEFA nel 2010, hanno lo scopo di sollecitare i club ad avere premura delle proprie finanze a pena di sanzioni quali, per esempio, l’esclusione dalle coppe europee. Secondo la ricerca della Bocconi, l’introduzione delle regole ha avuto da subito un effetto “positivo, rapido e consistente“ nelle tasche dei club dei maggiori campionati d’Europa.
Tuttavia l’applicazione del fair play finanziario non ha ancora portato ad un miglioramento generalizzato dello stato patrimoniale (in particolare del debito in relazione alla generazione di cassa); per questo i ricercatori ritengono opportuno estendere le regole in questa direzione. Intuizione, quella dei ricercatori, che trova appoggio anche da parte del vicepresidente della UEFA:
“E’ necessario che si crei un effetto a cascata a partire dal fair play finanziario. È inutile lavorare su un FPF solo per le squadre che partecipano alle coppe senza trasportare i regolamenti nei campionati nazionali, perché altrimenti si crea disparità. Le regole servono per evitare che truffatori e speculatori entrino nel sistema. La UEFA deve proteggere club, giocatori e leghe ma soprattutto i tifosi, che sono il cuore del nostro sistema”
Michele Uva, vicepresidente della UEFA
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