Immagine in evidenza: Delio Rossi - crediti: foto di lagoleada.it (RIPRODUZIONE RISERVATA)
È terminata pochi minuti fa la conferenza stampa di presentazione di Delio Rossi, nuovo allenatore del Foggia. Di seguito, tutte le sue dichiarazioni:
“Devo dire che questa è stata una settimana abbastanza particolare da parte mia, anche perché fino a due giorni fa stavo pensando di andare ad aprire la casa al mare ed è arrivata la chiamata del Foggia: tutte le volte che il Foggia mi ha chiamato, o vai a parlare dando la tua disponibilità o non vai a parlare. Nel momento stesso in cui mi ha chiamato il D.S., mi ha chiesto se me la sentissi di venire a dare una mano, io ho risposto presente. Non abbiamo fatto trattativa: io chiesto quanto mi potessero dare, il presidente mi ha detto che poteva darmi questo, io ho chiesto di mettere anche vitto e alloggio, sia per me che per Fedele Limone (il vice ndr.) e questa è stata la trattativa che abbiamo fatto con il Foggia”.
“La vedo come la chiusura di un cerchio: sono arrivato da ragazzino e la città a me ha dato tanto. Mi sembrava giusto e doveroso, visto che hanno bisogno, mettermi a disposizione; a me dà fastidio che sia associata Foggia, la tifoseria del Foggia a cose poco edificanti, ma io vi conosco, so chi siete e avete anche tanti aspetti che altri non conoscono, vorrei che questi ragazzi, soprattutto quelli che alleno io, vedessero queste cose. Io farò più dell’umanamente possibile per far sì che i tifosi del Foggia abbiano una squadra da poter rivendicare: non so se vinceremo o cosa faremo, ma la squadra darà il massimo di quello che può dare. Ho firmato per le prossime partite ed il prossimo anno. Sono andato a trovare il Presidente, ci ho voluto parlare e gli ho detto di non essere Padre Pio, io sono un allenatore di calcio e ho bisogno di estrinsecare le mie capacità, lavorare e a dare una mano. Ho detto che se avesse bisogno di un allenatore che ci deve mettere anima e corpo, questa può essere la persona giusta. Non ho doti taumaturgiche, non sono quella persona, ho detto di voler essere messo in condizione di sbagliare con la mia testa, anche perché sono a capo dell’Area Tecnica e mi assumo tutte le responsabilità. C’è stata la presentazione che ha parlato della mia carriera, dei successi, dei campionati vinti, 18 anni in Serie A di fila… Ma io so che vengo a Foggia in Serie C, il calcio è adesso, tra due giorni con la partita di Messina: so in che realtà sono venuto, sono consapevole di questo, qui non posso trovare quello che fino ad un mese fa ero abituato. Mi auguro solo abbiate un po’ di pazienza e fiducia sotto questo punto di vista, per di più io vi dirò sempre quello che penso, la mia verità: non nasconderò mai niente perché non sono abituato. Vorrei ragionare più con la testa che col cuore stavolta, ma nel momento stesso in cui sono venuto ad allenare il Foggia penserò al Foggia 24 ore al giorno, non avrò tempo per altro: se devo attivarmi, devo farlo 24 ore al giorno e farò il possibile perché il Foggia possa essere menzionato per qualcosa di positivo, magari col biglietto da visita di una squadra che gioca bene a calcio e che i tifosi possano rivendicarla”.
“È stata una settimana campale, settimana in cui c’è la partita domenicale. Non ho voluto e non mi sembrava neanche giusto stravolgere le abitudini di questa squadra: si sono allenati coi preparatori, allenatori e siccome solo stamattina tranne la partitella che ieri ho visto dalla tribuna ho avuto il primo contatto con la squadra, ma già domani è l’antivigilia della partita. La partita di domenica mi servirà da fotografia dove eventualmente andare a mettere le mani: la società nel mio compito ha dato carta bianca, mi ha fatto particolarmente piacere perché siamo tutti sulla stessa barca”.
“Quanto cuore e testa metto? È difficile scindere le due cose, perché il cuore lo metto sempre”.
“Programmazione? La società mi ha detto di prendere visione del gruppo e cerchiamo di fare il meglio possibile adesso, poi ci sediamo anche per il futuro. La società non ha fatto un discorso legato solo alle prossime partite e ho visto molta disponibilità da parte delle società nell’ambito delle loro disponibilità, non posso chiedere di portarmi Ibrahimovic, Çalhanoğlu o questi giocatori, però devo dire che almeno a parole ho visto il Presidente anche molto motivato. Lui è molto rammaricato in questo momento. Noi come tutti saremo giudicati dai risultati e da come giocherà la squadra, è giusto che sia così”.
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“Come ho trovato il gruppo? Domani c’è un altro allenamento che dirigeranno loro, io starò in disparte e osserverò perché voglio rendermi conto. Oggi è stato il primo allenamento, poi parlerò con tutti individualmente perché l’ho sempre fatto, anche per capire le problematiche, per vedere se magari hanno una situazione diversa. Ho la necessità di fare presto e bene e molte volte sono due cose che cozzano. A me sembra che il gruppo abbia voglia di lavorare, secondo me è un buon viatico, poi si va in campo: il gruppo lo vedo in campo ed è lì che ho la fotografia della situazione, se sono bravi a me fa piacere, ma non si vincono le partite solo con i buoni, secondo me, bisogna avere anche altro. La voglia di rivalsa deve esprimersi in campo, non a chiacchiere”.
“Corde da toccare per evitare che la squadra si inceppi? Il coraggio o ce l’hai o non ce l’hai. Sicuramente non dandogli in testa, ma dare sicurezze, che si possono dare solo tramite il gioco, sulla condizione fisica adesso non puoi intervenire perché quello che è fatto è fatto, ora puoi solo peggiorarla e non migliorarla a così poche giornate dalla fine. Le sicurezze vanno date tramite gioco, allenamenti e dare grande autostima che deriva da quello fatto in campo; poi tireremo una riga perché è giusto fare bilanci, ma aspetterei perché voglio conoscere il gruppo. Già domenica avrò una fotografia e per me è importante”.
“Cosa dico alla parte di città che non ama la società? Non mi sento di dire niente a nessuno: noi saremo giudicati da quello che faremo. Anche la società è consapevole di questo, sarà giudicata in base ai fatti. Non riesco a capire, ci sta il dissenso nelle cose ma se c’è dissenso cerco di trovare una soluzione per portare dalla mia parte, facendo le cose fatte per bene e che la squadra giochi un ottimo calcio, facendo il massimo in campo. Se stavo a sentire tutto quello che mi hanno detto i presidenti, non sarei stato nel 95% delle squadre, ci sono stati anche presidenti molto, molto particolari, ma anch’io lo sono. L’importante è che a giudicare è sempre stato il campo ed il lavoro; tutti vogliono vincere, ma le cose non devi dirle, gli obiettivi non devi dirli ma centrarli, il che è diverso. Tutti vogliono centrare gli obiettivi ma poi ti adoperi per farlo? Sarai sempre giudicato per i risultati. Non mi sento di dire niente, tranne che mettere a disposizione la mia volontà e voglia di fare; non mi sento di convincere nessuno, ma sbaglia anche la società se vuole convincere il dissenso, il dissenso sarà sempre dato dall’operato”.
“Io faccio l’allenatore, non il Direttore Sportivo. Sono anche molto ligio a sapere quali sono i miei compiti ed i miei limiti: finché non cambia lo Statuto in Italia, faccio l’allenatore e posso dire alla società di voler giocare in un modo e che mi servano giocatori con date caratteristiche, ma poi è la società a trovarli, non è che li vado a trovare io – è chiaro che se due li conosco, posso esprimere la mia preferenza. Sono abituato a lavorare con una scala gerarchica, sennò c’è confusione e commistione”.
“Trovo Zeman e tanti altri, non penso ci sia solo lui in questa categoria, mi farà piacere incontrarlo perché è stato il mio allenatore. Sono stato allenatore della Primavera quando lui era in Prima Squadra, abbiamo fumato spesso assieme (ride ndr.). I campi tra Serie C e B sono uguali e si gioca in undici contro undici, cambiano le caratteristiche dei giocatori però una squadra organizzata fa bene anche in C. Gli elementi magari non saranno gli stessi, ma si può fare un buon calcio anche in Serie C, è chiaro che la qualità sarà leggermente inferiore essendoci più agonismo, ma è normale. Non stiamo parlando che da una parte si gioca a calcio e dall’altra canottaggio, non vedo grosse difficoltà, è chiaro che se stiamo in Serie C dobbiamo ragionare da Serie C e non possiamo farlo da Serie A, questo voglio far capire: Foggia ha una storia gloriosa, ma adesso stiamo in Serie C, dobbiamo uscire da questo inferno tutti assieme, perché la C è un inferno e da questo dobbiamo essere consapevoli. C’è da sporcarsi le mani? Ci sporchiamo le mani e non dobbiamo ragionare con la puzza sotto al naso, perché sennò faremmo un torto alla nostra intelligenza. Se stiamo in Serie C dobbiamo uscirne, non possiamo pensare alla Serie A del passato”.
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“Obiettivo nell’immediato? La società non mi ha chiesto niente, l’obiettivo è la partita di domenica. Io ragionerò partita per partita, step per step: dobbiamo pensare a noi stessi, sennò non andiamo da nessuna parte pensando agli altri e non a noi stessi. Il primo passaggio sarà Messina, poi il Giugliano e alla fine tireremo un bilancio. Le cose devi farle e poi dirle, non posso vendere il futuro non avendolo in tasca”.
“Se dovessi dare un titolo al ritorno? Onestamente me lo son chiesto anch’io, faccio fatica a farlo. Forse la chiusura di un cerchio, sono arrivato qui che era la prima volta che uscivo dal mio paese e prendevo il treno, avevo 20 anni. Quando ho smesso di giocare a calcio, volevo allenare i ragazzi del Foggia perché li vedevo giocare nel piazzale: sono entrato nel Settore Giovanile del Foggia convinto di rimanerci a vita, poi il Foggia l’ha pensata diversamente e mi ha mandato a Salerno, lì mi hanno portato nella ‘cosa dei grandi’. È la chiusura di un cerchio: in tutte le squadre dove sono andato, non è che se vado in un posto, penso di utilizzare quella squadra per andare in un altro posto. Adesso sono tornato a Foggia e spero di rimanere e finire qui la mia carriera, ho dato alla società anche la possibilità di valutarmi se sono la persona giusta e anche di valutare io se possono essere loro le persone giuste, c’hanno il coltello dalla parte del manico, possono fare come gli pare: io venuto e mi sono messo a disposizione, voglio dare una mano”.
“Con che spirito il Foggia gioca i playoff? Mi auguro battagliero e con la volontà di voler vendere cara la pelle, ma mi dite qualcosa di cui non sono padrone ancora, oggi è la prima volta che ho allenato la squadra. Da lunedì ci metterò ancora più le mani, questo posso dirlo”.
“Visto il poco tempo a disposizione, non posso permettermi di stravolgere completamente qualcosa che è un po’ più nelle loro corde. Penso di qui alla fine di giocare con questo sistema di gioco con cui loro si sentono leggermente più sicuri, con cui hanno avuto anche dei risultati. Non posso permettermi in questo momento, presumo, di fare esperimenti, situazioni filosofiche o che. Sul discorso della condizione fisica, ora puoi mantenerla se la hai ma non migliorare: puoi dare qualche accortezza, aggiustamento ma ora non posso stravolgere. Continuerò su questa falsariga mettendo qualcosa di mio dando più sicurezza e tranquillità, per far questo ci vogliono tempo e pazienza: molte volte ci sono riuscito, se non dovessi riuscirci non mi abbatterò, arriveranno critiche ma ci sono abituato. Ho un credito e cercherò di non disperderlo”.
“Massimo (Gori ndr.) non è stato solo mio compagno di squadra, siamo cresciuti assieme. Lui è venuto a mancare e io sulla panchina del Foggia, non ho potuto nemmeno mandare alla sua famiglia un messaggio di cordoglio, per me è un dolore incredibile perché perdo un amico fraterno. È un dolore immenso, era un bravissimo ragazzo”.
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Immagine in evidenza: Delio Rossi – crediti: foto di lagoleada.it (RIPRODUZIONE RISERVATA)
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