Momenti di terrore che hanno visto protagonista il centrocampista dell’Inter, Christian Eriksen.

Provvidenziale l’intervento del capitano danese, Simon Kjaer, e dello staff medico. Intervistato dal Corriere della Sera, il professor Gaetano Thiene, esperto di morte cardiaca improvvisa negli atleti, ha spiegato come è stato salvato il danese.

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“Christian Eriksen era già alle porte dell’aldilà, la fibrillazione ventricolare è l’anticamera della morte. E invece il miracolo questa volta è avvenuto, gli hanno salvato la vita, la sua è stata una morte improvvisa abortita. È stato un grande successo. C’erano già stati più di 40 minuti di gioco, ma questo non è un problema per un atleta. Il cuore è capace di prestazioni sportive enormi, di grandi performance meccaniche, ma la stabilità elettrica è un’altra storia, nel cuore di Eriksen c’è stato un cortocircuito”.

“Andrebbero tutti premiati, compagno di squadra Kjaer che ha avuto la prontezza di spostargli la lingua per riaprire le vie aeree superiori. Ai medici che per diversi minuti gli hanno praticato il massaggio cardiaco perché il cuore potesse pompare. E poi a quelli che hanno usato il defibrillatore. Il defibrillatore è stata una grandissima invenzione, è un salvavita. Se l’hanno usato vuol dire che era in corso una fibrillazione ventricolare, il ragazzo ha perso coscienza, non poteva essere una sincope banale da caldo o da freddo, fosse stato così si sarebbe presto rialzato. Una patologia sottostante c’è di sicuro e purtroppo queste patologie possono sfuggire anche ai controlli più serrati come quelli dei medici sportivi”. Sono le stesse patologie che hanno portato alla morte di Davide Astori e del centrocampista del Livorno Piermario Morosini.

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