Hristo Stoichkov in lacrime.
La leggenda del Barcellona ha parlato della sfida valida per le qualificazioni ad Euro 2020 tra la sua Bulgaria e l’Inghilterra, definita da molti come “la partita della vergogna”.
Il match è stato sospeso più volte per reiterati cori razzisti e saluti nazisti da parte dei tifosi bulgari. Ciò ha suscitato la dura reazione di Stoichkov, che a TUDN Mexico si sfoga:
“Questa gente va buttata fuori dagli stadi. Ne ho abbastanza! Se serve, si escluda la Bulgaria dalle Coppe, proprio com’è accaduto all’Inghilterra alla metà degli anni Ottanta dopo la tragedia dell’Heysel”.
“Quanto ho visto è stato qualcosa di incredibile,
sentendo i buu razzisti indirizzati agli inglesi e ho visto le mani tese nel chiaro saluto nazista, mi sono messo le mani nei capelli. Ma dove stiamo andando a finire? La Bulgaria non è questa, mi sono detto, bisogna reagire. Noi non abbiamo nulla a che fare con i razzisti e con i nazisti. Tutto ciò è intollerabile.
Episodi del genere non devono più ripetersi. Serve durezza nell’intervento, i responsabili vanno arrestati, si deve proibire loro di entrare negli stadi per tutta la vita e si deve avviare una seria indagine su ciò che è accaduto e su ciò che, eventualmente, si nasconde dietro questa azione.
Mi sembra vergognoso il fatto che già nelle partite contro il Kosovo e contro la Repubblica Ceca ci siano stati episodi simili ma non così eclatanti. In ogni caso, adesso basta. Aggiungo una proposta: se serve, chiudiamo gli stadi e giochiamo tutte le partite a porte chiuse. Il razzismo va estirpato, come una pianta malata bisogna intervenire sulle radici. Siamo nel Terzo Millennio, in una società globale, non è possibile tollerare certe vergogne. Le mie lacrime in televisione sono le lacrime di un uomo bulgaro, appassionato di calcio, che del calcio ha fatto la sua vita: mi sono sentito ferito, umiliato da questi tifosi”.
Hanno suscitato scalpore anche le dichiarazioni del portiere della Nazionale bulgara, Plamen Iliev, che ha definito “diligente” il comportamento dei tifosi
“Ma di che cosa stiamo parlando? Il fatto è che anch’io sono convinto che la stragrande maggioranza della gente presente allo stadio di Sofia non è razzista e che soltanto una minoranza è responsabile dei cori e dei saluti nazisti, ma questa minoranza va combattuta altrimenti in poco tempo diventa maggioranza. La battaglia al razzismo è aperta e io sono in prima linea: dove c’è discriminazione non ci può essere sport”.
Immagine in evidenza: Tribuna.com