A tutto tondo, con la consueta franchezza, Gigi Buffon si è raccontato in una intervista esclusiva al Corriere della Sera; tanti i temi affrontati, dalla nuova avventura in Francia fino alla Nazionale. L’ex portiere della Juventus ha raccontato del suo presente: “Dicono che continuo a giocare solo per soldi? Un po’ di invidia c’è sempre ed è anche umana, ma la prima regola è quella di non lasciarsi condizionare da giudizi e idee altrui – ha spiegato – Non prostituirò mai i miei ideali e i miei sogni per il denaro. Il denaro è importante, è un mezzo per vivere meglio, ma non sono venale”. Spogliatoio nuovo a 40 anni, l’entusiasmo è la parola chiave racconta Gigi: “Avranno pensato che ero un folle o un monumento a cui mancano solo i piccioni addosso. Ma il mio entusiasmo mi rende giovane e se voglio continuare ancora non mi posso rapportare come un vecchio Papa. A volte sono più stupido di chi ha vent’anni e nessuno si accorge della mia età. La chiamata del Psg? Un grande orgoglio, perché a una certa età tutti sono considerati cotti e ricevere la proposta di una società così è la vera soddisfazione della vita: ho dato il massimo sempre, sono certo di essermi comportato bene e la vita mi ha premiato con questo bonus. È una felicità grande, che ti dà fiducia“.
“L’accoglienza a Parigi? Che dire, è stata straordinaria – racconta Buffon – La gente per strada mi ringrazia e per me a 40 anni è incredibile: esiste una parte di mondo che ti considera ancora importante, come un valore aggiunto“.
Discorso Champions, l’unico trofeo che manca nella gloriosa carriera del portierone italiano: “Solo a fine carriera vi dirò cosa è stata la Champions per me. Detto questo, non sono venuto qui per vincerla, perché altrimenti non avrei capito niente. Ma spero di portare qualcosa in più e ho l’ambizione di migliorare quello che è stato fatto fin qui. Sarebbe importante”.
Buffon parla poi di un possibile incrocio in Champions League con la Juventus: “Sfidarla prima sarebbe meno doloroso. Anche bello e strano. Ma tornerei nel mio stadio, tra i miei tifosi, con cui mi sono lasciato in maniera commovente. Una rimpatriata. Mentre in finale la gestione del dopo partita sarebbe complicata: vorrei avere la libertà di esultare pazzamente in caso di vittoria”.
Su Mbappé e Neymar: “Se la vita è stata benevola nei tuoi confronti e ti ha dato qualità fuori dal comune, non ti devi accontentare di essere uno dei tanti, ma il numero uno. Non so se sia fuoco, ambizione o amor proprio. So che non mi va di sprecare tempo, perché nulla è impossibile nello sport: dico a Ney che è uno scandalo che non abbia ancora vinto il Pallone d’oro e che dovrebbe essere furioso. Neymar e Kylian hanno un talento spropositato e possono dominare dieci anni. Ma tutto deve partire dalla loro testa e dalla loro voglia“.
Dopo aver parlato di Psg, Buffon si concentra sul capitolo nazionale: “Se l’Italia è in buone mani? Sì, Mancini sa qual è la strada migliore da intraprendere – ha continuato il portiere – Sono strafelice che Chiellini abbia ereditato la mia fascia sia alla Juve sia in nazionale, perché è un uomo e un giocatore che merita questo tipo di responsabilità. Donnarumma è un simbolo della coerenza e della bontà del progetto che prevede di preparare i più giovani al prossimo appuntamento. Credo che anche Perin, se cominciasse a giocare, Meret, Cragno e Sirigu diano garanzie totali. Io? Ho parlato col Mancio: non c’è bisogno di me“.
Se alla Juve sentono la sua mancanza, Buffon risponde: “Non penso che la Juve sentirà mai la mia mancanza. É una società che programma tutto così bene che difficilmente sbaglia i momenti delle scelte. È diventata una macchina da guerra anche per questo. Se è la più forte d’Europa? È sicuramente tra le grandi pretendenti. Ma non sempre vincono i più forti. Soprattutto in un torneo più corto a volte vincono i più bravi”.
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