Sono trascorsi quaranta giorni da quando Siniša Mihajlović ha annunciato la malattia che sta combattendo. Capellino, cerotto all’altezza del collo. Ha il volto di chi sta lottando ma nei suoi occhi si legge l’anima di un leone che non è disposto ad arrendersi. Il tecnico dei felsinei torna così in panchina, alla guida del suo Bologna.
L’accoglienza in campo, contro l’Hellas Verona è da brividi. Ma lui, il leone, l’avevo promesso ai suoi: aveva promesso ai suoi ragazzi di esserci. Dialoga coi vice Tanjga e De Leo, lascia la guida al connazionale per un po’. Poi nelle pause dà disposizioni ai giocatori che transitano davanti a lui; impassibile al rigore trasformato da Sansone poi però salta ad ogni azione e resta fino al fine. “Fino al novantesimo”, anzi, fino al 92’. Abbandona il campo con un paio di minuti di anticipo sulla fine del recupero per tornare in ospedale.
Sta combattendo la più grande battaglia nell’area di sempre, lo stadio, con il suo Dio, il calcio. Sinisa sta combattendo “il mostro” con la forza di cui solo chi ne ha passate tante nella vita può avere. Vinci anche questa Sinisa, questa volta a tifare per te ci sono i tifosi di tutti i colori!
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