Barcellona, De Jong: “Qui sto benissimo, ho trovato un gruppo unito”

Frankie De Jong, dopo i primi mesi a Barcellona, può già tirare le prime somme della sua nuova esperienza professionale e di vita. Per uno come lui, abituato al calcio olandese, non è stato semplice adattarsi a quello spagnolo: le differenze non riguardano tanto il modo di giocare, ma l’interpretazione del ruolo, soprattutto del centrocampista, è molto differente. In Catalogna, l’ex Ajax sta vivendo un momento magico come si evince anche dalle sue parole nell’intervista per AS, uno dei principali quotidiani sportivi spagnoli.

“Non mi sento una star, a Barcellona sto benissimo”

L’ambientamento è stato molto naturale e privo di difficoltà: “Non so cosa pensino gli altri, ma io non mi sento una star. A Barcellona mi trovo benissimo, il tempo è sempre bello, ci sono degli ottimi ristoranti. E naturalmente in tanti vogliono venire a trovarmi. Ho sentito parlare delle distrazioni, ma io so benissimo cosa mi è necessario. Le Ramblas le ho visitate prima di giocare a calcio. Ho trovato uno spogliatoio unito e molto simpatico. Abbiamo anche un gruppo WhatsApp.

“Se sei un buon giocatore, devi rendere in più posizioni diverse”

In campo, non è servito molto tempo per imporsi, nonostante modulo e allenatori differenti: “In Olanda giocavamo con due centrocampisti a controllo del gioco. A Barcellona, ​​con uno solo. Quindi la mia posizione precedente non esiste affatto. Ovviamente devo adattarmi e non lo vedo davvero come un problema, gioco quasi tutte le partite. Se sei un buon giocatore, devi assicurarti di poter rendere in più posizioni diverse. Penso che possa dare il meglio di me quando ricevo molti palloni, partecipando alla costruzione del gioco“.

“Messi? Ci parlo a volte, è lui ad indicarmi le sue preferenze”

Non poteva mancare la domanda sulla relazione con Messi: “Tutti vogliono saperlo. Qualche volta parlo anche con lui, ma di certo non mi siedo a fianco per spiegargli come si gioca il calcio in profondità. Nelle nostre conversazioni è lui ad indicarmi le sue preferenze. Di certo non sarò io a dirgli come e dove voglio che giochi“.