L’ex allenatore dell’Arsenal racconta alla BBC le circostanze che hanno portato al suo esonero dalla panchina dei Gunners:
“La prima stagione non è stata male, avremmo voluto vincere l’Europa League e siamo stati in corsa per un posto in Champions fino all’ultima giornata. Era la mia prima stagione in Inghilterra, ho iniziato bene e si parlava di rinnovo. Quest’anno ci eravamo rinforzati, tanto da essere terzi. Ma all’improvviso abbiamo cominciato a inanellare brutti risultati e la frustrazione è cresciuta. Si è rotto tutto, non eravamo più capaci di vincere una partita.
Chi mi sta vicino mi vedeva e mi diceva che si notava che stavo soffrendo. Ed era vero, se ne sarebbe accorto chiunque. Quando una squadra non vince, l’allenatore soffre, e quando si perdono diverse partite di fila soffre ancora di più”.
“Il mio inglese era un problema per la gente solo a causa dei risultati. Nella prima stagione, quando le cose andavano bene, non importava a nessuno che facessi qualche errore mentre parlavo. Appena le cose hanno iniziato ad andare per il verso sbagliato, pensavano tutti solo al mio inglese. Io cerco sempre di parlare la lingua della squadra che alleno. La comunicazione è fondamentale e il mio lavoro prevede che io debba comunicare con tutti, però non so perché accanirsi così tanto”.
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